Ombre - 591
Sei
colonne, titolo a tutta pagina del “Corriere della sera” per la consegna del Nobel
allo scrittore afro-inglese Gurnah, a Londra. Venti righe, su un colonnino, in
ribattuta, per la consegna del Nobel a Giorgio Parisi a Roma. In una cerimonia
pure bella e pubblica, a differenza di quella, nell’Aula Magna della Sapienza,
un museo di arte Novecento, con discorsi pacati, e notevoli intermezzi
musicali. Milano è provinciale, si sa, ma è ancora al punto che niente succede
se non succede a Londra.
“Da
piccolo, essendo copto, non gli permettevano di giocare (al calcio)”, ricorda
la madre di Patrick Zaki con Marta Serafini sul “Corriere della sera”. Senza
scandalo, è normale che i copti, il venti per cento degli egiziani, non possano
giocare al calcio dopo l’arabizzazione del paese – l’Egitto non era arabo e non
lo è ancora. Sotto un islam, che, si può testimoniarlo di persona, era duro già
quarant’anni fa. In un paese che un secolo fa era all’avanguardia nel movimento
di liberazione femminile. A chi giova (papa Francesco, gli ebrei in genere)
dire l’islam tollerante? Il delitto di cui Zaki è accusato è di avere scritto che i copti sono discriminati.
La
Cgil chiama lo sciopero generale contro il governo più di sinistra degli ultimi
tredici anni - contro il taglio delle tasse… Può darsi che il 16 riesca a
fermare i trasporti – il segno più
visibile dello sciopero è da tempo sui servizi. Ma sarà difficile. Certo non
fermerà la produzione. Spiega lo sciopero solo Landini, capopopolo tv capitato
alla guida della Cgil con due anni di crisi, anzi di buco, che non sa cosa succede,
e comunque non gli interessa.
Non
c’è più destra e sinistra? Come no, la destra c’è.
L’ambasciata
di Svezia adotta Zlatan_11 come password per il wi-fi al suo interno - Ibrahimovic al Milan è sempre stato numero 11.
Lo
streaming della cerimonia alla
Sapienza nell’Aula Magna la consegna del Nobel a Giorgio Parisi alla fine ha allargato il quadro indietreggiando alle prime file dei partecipanti. Tutte teste
bianche.
Il
neo Nobel lo notava in una delle prime interviste: quand’era giovane si arrivava
in cattedra anche a trent’anni, ora a cinquanta-sessanta. La Sapienza
celebrava i suoi fasti, e i suoi nefasti
“Nel
commercio globale la Cina viola tutte le regole. Pechino nel 2001 è entrata nel
Wto diventando «la fabbrica del monco». E la concorrenza adesso è fuori dal
mercato”. Arriva Rampini e il “Corriere
della sera” scopre la Cina, il mercato dell’affarismo?
Mille le magagne che
Gabanelli, Taino e Di Vico finalmente elencano lunedì. L’affarismo
come arma di conquista, più della bomba atomica: per niente caro e vittorioso
in partenza.
Si
commemora Pearl Harbour spingendosi così la sfida giapponese agli Stati Uniti,
apparentemente assurda: il Giappone (si
dice il militarismo giapponese, ma di fatto era il Giappone) temeva che
l’America prendesse qualche iniziativa in favore della Cina occupata – allora
occupata dal Giappone. Così vanno le cose del mondo.
Il
finanziamento privato dei partiti, di cui “l’Espresso” fa alcuni esempi, è di
solito immediatamente collegato a un beneficio ottenuto dal partito finanziato
– per esempio un appalto, una variante al piano regolatore. Senza vergogna.
Senza che la giustizia, di solito, ci faccia caso.
Con
regolarità, ogni giorno arriva ai giornali una “notizia” sull’indagine torinese
a carico della Juventus – anche non congruente, ma quanto basta per fare un
titolo. In assenza, si fa un’altra perquisizione, “accurata” – ormai, alla
terza, o quarta sarà lunga qualche giorno - della Guardia di Finanza negli
uffici del club, nelle residenze dei dirigenti. È la giustizia scandalistica,
giudici e finanzieri devono potersi divertire. Per la quale paghiamo.
Pairetto,
sempre lui, ha preparato a Bologna la Roma per l’Inter. Senza centravanti e
senza esterno d’attacco – voleva ammonire anche un secondo difensore, e
l’allenatore della Roma ha dovuto toglierlo. Un arbitro non emarginato dopo gli
“errori” pro Inter col Sassuolo – un regalo di tre punti.
Ha
provato anche a far storpiare Zaniolo, ma i bolognesi non se la sono sentita.
Incredibilmente
infelici i propositi di ben due ministri, il ministro del Lavoro Orlando, colonna
Dem, e la ministra per i Giovani Dadone, 5 Stelle, a freddo, di cui nessuno
sentiva il bisogno, per sport, di legalizzare la marijuana. D’accordo subito il
Procuratore Nazionale Antimafia, de Raho. Al punto da far venire il dubbio che
non si tratti di una misura affaristica, della lobby del “fumo”. Non c’è
intelligenza politica? Ministri di un governo pure ritenuto serio, quasi
quadrato.
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