Quanto è tragico il comico
Un trattato sul comico.
Non quello che manca alla “Poetica” di Aristotele, che si fermò alla tragedia e
all’epica - o, se trattò la commedia, questa parte è andata persa. Non un trattato
filosofico, ma le tante forme che il comico prende. E però una commedia-sul-comico
ben più solida e vivace delle tante trattazioni che sul comico si sono
susseguite tra Otto e Novecento, da Baudelaire a Bergson, Pirandello e tanti
altri. Una commedia (molto) colta di Trevor Griffiths (molto scorretta per il canone oggi, radicalmente mutato, invertito, in pochi anni), che Salvatores ha portato
in teatro e, per la seconda volta, prova al cinema – la prima fu, nel 1998,
agli inizi del Salvatores regista di cinema, sotto il titolo “Kamikazen. Ultima
notte a Milano”.
Non è un ascolto
facile, né lieve. Si tratta il comico, con battute a raffica e situazioni
paradossali, strambe, rovesciabili, clownesche, drammatiche, in una scuola
serale per comici. Mentre si preparano all’esibizione-esame di fine corso,
giudice il Grande Agente, un Christian De Sica insolitamente sobrio, che ha in
mano la tv, agognata meta. Le gag e le battute si consumano a programma, nei
tempi contati per ogni genere nell’ora di lezione, a raffica, quasi con rabbia,
come a dire: che miseria! Un dessous del comico, più che uno spettacolo
da ridere. Malinconico più che buffo, recitato da tutti con maestria – una galleria
di comici patentati.
Gabriele
Salvatores, Comedians, Sky Cinema
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