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Se l’Europa fosse stata cortese
Una vertiginosa storia del mondo in pochi paragrafi. “L’ispirazione
occitana”, un saggio del 1942 confluito nell’almanacco dei Cahiers du Sud del
febbraio 1943, “Le Genie d’Oc”, stabilisce una continuità tra la Grecia, unico
valore della classicità mediterranea, col Rinascimento romanico, X-XImo secolo. Che è il vero
Rinascimento, non quello che ha usurpato il nome. In altro saggio Simone Weil
dice nella crociata albigese il prodromo delle guerre mondiali del Novecento.
Che non sembra vero e non è possibile,
ma nella sua prosa è convincente: l’Europa avrebbe potuto essere diversa, sul
modello della civiltà cortese, o greca, “inclusiva”, e scelse invece la
barbarie “romana”, la conquista.
La
deriva “occitana” di Simone Weil è parte di un effetto curioso della guerra, per
la separazione della Francia in due: del Sud-Est, sotto occupazione italiana, poco
risentita, dalla Francia di Pétain, sotto occupazione tedesca. Poca la
differenza, ma abbastanza per ridare lustro alla vecchia civiltà locale
travolta dalla storia. Ma è parte anche di una personalità, quella della stessa
Weil, non univoca e anzi complessa: a vari spicchi, se non a vari strati. Con
la civiltà occitana o cortese schiera Platone, contro la “civiltà” romana,
compresa la chiesa di Roma, la “Bestia”.
Si
ripropone l’edizione messa a punto da Giancarlo Gaeta venticinque anni fa. Compresa
la “Chanson de la croisade albigeoise”, i passi della “Chanson” commentati da
Simone Weil: un poema che idealizza la terra d’Oc, “patria del linguaggio” e luogo
della civiltà cortese, nel momento in cui questa civiltà stava per sparire.
Simone
Weil, I Catari e la civiltà mediterranea,
Marietti pp.104 € 12
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