Torino fa simpatica la Juventus
Torino no, il club
di calcio, Juventus sì: va a senso unico l’inchiesta torinese sulle plusvalenze
fittizie nel calcio. Se ne occupa un pool di tre grossi giudici, il vice
Procuratore Capo Marco Gianoglio, e ben due sostituti Procuratori, uno studioso
del diritto nel tempo libero, e un calciatore dilettante. Coadiuvati da forze
incalcolabili della Guardia di Finanza, che a giorni alterni peequisiscono gli
uffici del club degli Agnelli, e gli uffici e le abitazioni dei dirigenti, alla
ricerca del corpo di reato.
Uno squadrone. Gianoglio,
esponente capofila di Area Democratica per la Giustizia, è reduce da un autogoal
al Csm, dove ha favorito la vittoria dei giudici di destra, ma è il giudice ex
compagno che eliminò i Ligresti dalla Sai lasciandola a Unipol, il gruppo ex
compagno di via Stalingrado a Bologna, e ultimamente ha affossato Appendino, la
sindaca - questa senza condannarla, ma spianando la strada a una sindacatura
Dem. Finora non ha trovato il corpo del reato. Ma ha creato una buona suspense:
ogni giorno i giornali possono fornire una notizia in attesa della notizia - una specialità del giornalismo ultimamente. Per
esempio, per una settimana: “Non si trova la carta segreta di Cristiano Ronaldo”.
Gianoglio e la Finanza sanno che ce n’è una, ci dev’essere, perché hanno ascoltato
in massa i cellulari dei dirigenti e collaboratori Juventus da qualche mese o
anno a questa parte. La carta non si trova ma non c’è da preoccuparsi: la
settimana prossima il giudice o la Finanza daranno un’altra notizia, in attesa della notizia.
Il fatto è reale, e
discusso da tempo, anche in sede di giustizia sportiva: tutte le società di
calcio sopravvivono contabilmente con plusvalenze fasulle, contabilizzando guadagni
fittizi su acquisti e cessioni di calciatori. A volte aiutandosi a vicenda –
plusvalenze “a specchio” – con scambi cioè a cifre esagerate. Secondo Sky
Sport, i sette maggiori club della serie A, Juventus, Roma, Napoli, Milan,
Lazio, Fiorentina, hanno contabilizzato in dieci anni due miliardi e mezzo di
plusvalenze - tre miliardi tutta la serie A. “Il Sole 24 Ore” conferma: “Nel
2015-2016 i club di serie A hanno realizzato plusvalenze per 376 milioni”, l’anno
scorso erano raddoppiate, a 736 milioni.
La cosa non è illegale.
Ed è anzi pesante in realtà per i bilanci, poiché queste operazioni fittizie
impongono degli ammortamenti corrispondenti, e quindi un assottigliamento del patrimonio. È il
rimprovero del “Sole 24 Ore”: “Nella stagione 2015\2016 la serie A aveva accumulato
518 milioni di costi legati ad ammortamenti e svalutazioni del parco calciatori”,
l’anno corso, quattro anni dopo, “si raggiunge la vetta di 1.087 milioni”, più
del doppio. Non una soluzione, dunque, le plusvalenze: un marchingegno per
continuare a respirare, anche se a un costo. Senza danno, peraltro, per
nessuno: non per la concorrenza. E comunque legale.
A che prova dunque
la Finanza e la Procura di Torino si applicano alla Juventus? Forse a far
diventare gli Agnelli simpatici, se la giustizia è questa.
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