Una casa troppo affollata - mal di regista
Tutto perfetto: autore
di nome, titolo famoso, cast affollato, sigla di Jovanotti, molta cucina come si
vuole ora in tv, e la famosa famiglia allargata a cui non riusciamo ad
abituarci – ai rapporti non rapporti, specie con i figli, che di nulla hanno
colpa. Ma un po’ troppo affollata nei primi due episodi della serie. Adesso qualcuno
è morto, il padre, con colpo di scena che ribalta tutte le precedenze, e
forse, precisandosi il plot, nelle prossime puntate la storia si farà
seguire.
Succede con i
registi di nome prestati alle serie tv? Con Muccino come già con Guadagnino sulla
stessa Sky (“We are Who We are”), che l’ideatore-produttore-regista si perde, o
non sa prendere il ritmo dell’“episodio”, 45 minuti sul pioccolo schermo? Di
queste serie italiane solo Sorrentino, con i due “Pope”, si è salvato, e si
capisce come, la chiave è chiara: giocando sui personaggi, tre-quattro per serie,
le vicende contano poco, il tempo è ridotto e lo schermo comunque piccolo. come
ora con Muccino.
Gabriele Muccino, A
casa tutti bene, Sky Cinema
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