giovedì 23 dicembre 2021

Vita di donna avventurosa - o l'amore con lo stalliere

Il primo caso di nobildonna che si mette col guardacaccia - qui è stalliere. A una certa età, sopra i quaranta, ma poi per sempre, venticinque anni di felicità con un uomo abbrutito, ubriacone e manesco, dapprima da girovaghi, poi gestori della locanda e del traghetto per l’isola di Møn nel Sud-Est della Danimarca.
Una storia realista ma non un caso esemplare: un caso storico. Soggetto di molte scritture in Danimarca, prima (Andersen compreso) e dopo Jacobsen. Marie Grubbe è esistita, si chiamava così, e ha fatto tutto quello che viene raccontato, nel secondo Seicento-primo Settecento, in Danimarca, con lunghi soggiorni in Norvegia, col primo marito, e a Parigi e Norimberga col cognato amante. Vera la prima infatuazione da adolescente, per il principe Ulrik Christian, figlio bastardo e amato del re di Danimarca Cristiano IV. Vero il matrimonio con Ulrik Frederik, altro bastardo, favorito del re Federico III. Vero anche il cognato, uno dei due cognati, di una lunga relazione da divorziata. Vero il secondo matrimonio, nella residenza paterna, in campagna lontano dalla corte, con un borghese di piccola nobiltà del luogo. Vero anche il secondo divorzio, benché il marito non obiettasse, vicino ai cinquant’anni, per la vita insieme col giovane stalliere.
L’opera famosa di uno scrittore che si voleva poeta: “Se potessi trasportare nel mondo della poesia le leggi eterne, gli enigmi e i prodigi della natura, allora sento che la mia opera diventerebbe qualcosa di più del normale”. Jacobsen ha scritto poco in prosa. Un altro romanzo, “Niels Lyhne” (1880, quattro anni dopo “Marie Grubbe”), su un personaggio maschile non più dal vero ma inventato, un esteta che fantastica una vita che non vive – anticipatore del Des Esseintes di Huysmans e del Dorian Gray di Oscar Wilde. E alcuni racconti (“La peste a Bergamo” e altri). Ma senza entrare nel cerchio chiuso del decadentismo.
“Marie Grubbe” ha un andamento variato, prolisso e rapido, diffuso e tagliente, romantico e brutale. Il racconto, benché improbabile, o probabile solo nel Seicento, tempo barocco anche nella vita, in certi ambienti, è favolistico ma convincente. Marie non è pazza né stupida, vive l’amore in una sua visione, in tante sue visioni. Non convincente del tutto, ma poiché la storia è vera, il lettore ne trae il miglior partito. Di una cocciutaggine spinta all’autolesionismo. Imprevedibile, ma indipendente: Marie Grubbe è una donna indipendente nel Seicento, contro la corte, quando è necessario, contro i sovrani paterni, contro il genitore, contro il principe suo marito.
Essendo Jacobsen già noto come traduttore di Darwin, il romanzo fu classificato come verista. La morale della storia, tratteggia da Marie nelle sue ultime parole con un giovane dottorando rifugiato nella locanda per fuggire la peste, né è un piccolo manifesto: niente resurrezione (in quale veste?), niente giudizio-giustizia, siamo quello che siamo. Ma il racconto non ha nulla della ricetta verista: niente questione sociale, sfruttamento, miseria, eccetera, niente destino avverso, non c’è cattiveria (gli uomini si ubriacano e sono maneschi, ma non fanno scandalo), Marie è donna libera che vive da donna libera, imprevedibile cioè. Anche a costo di perdere ripetutamente il tanto che ha – in dote, o come appannaggio, e in eredità. Jacobsen influenzerà Strindberg, e sarà recepito con entusiasmo in Germania, dove si ebbe una Jacobsen Mode, tra i poeti, George, Gottfried Benn, Rilke, e tra i narratori, Zweig e lo stesso Thomas Mann – una delle residenze di Marie Grubbe è a Lubecca, e qui abbiamo la la casa “modello Lubecca”, una geometria semplice, che non c’è nei “Buddenbrook”. Di scrittura variabile, in più punti asintattica – almeno in quesdta traduzione - che oggi si direbbe cinematografica.
Un’edizione un po’ affrettata. Una nuova traduzione dello specialista Dario Berni, già traduttore di Andersen, ma senza le necessarie note di riferimento. Con le citazioni di testi tedeschi e francesi non tradotti – una è anche italiana, del Guarini.I
Jens Peter Jacobsen, Marie Grubbe, Carbonio, pp. 229 € 16

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