sabato 9 ottobre 2021
Inflazione da penuria – da globalizzazione
La peste, oggi chiamata pandemia, nell’eta della globalizzazione accende l’inflazione. Negli Stati uniti i prezzi sono saliti del 4,3 per cento nei dodici mesi a fine agosto, in Europa del 3,4 per cento a fine settembre.
Ombre - 582
Si assolvono i Talebani dalle stragi in moschea compiute dall’Is-K con kamikaze, se ne fanno anzi vittime, mentre sono la stessa congrega, dei sunniti che dominano e perseguitano gli sciiti, specie quelli della tribù Hazara. Che i Talebani non nascondono di avere perseguitato e perseguitare. All’improvviso si vuole l’islam pacificato dopo quarant’anni di stragi – dopo Khomeiny. Per fare piacere al papa, che pensa di avere convertito l’islam ad Abu Dhabi? Perché Abu Dhabi, con Dubai, e l’Arabia Saudita, sono generosi e con-vincenti?
“Franco Baresi sapeva leggere lo spazio, le partite, i movimenti degi avversari. Leggeva il gioco meglio di chiunque”, Werner Herzog spiega a Romagnoli sul “Robinson”. È vero, in campo si vedeva. Specie a San Siro, con le tribune sopra il campo. Ci voleva un tedesco, regista apocalittico, ottantenne, a spiegare questa semplice cosa. Di cui nessuno si era qui accorto – ne aveva scritto.
Il
“calcio del popolo” di Boris Johnson si arricchisce dei miliardi del fondo sovrano
saudita, dopo quelli del Qatar e dei ricconi russi, cinesi, egiziani, siamesi.
Questo Johnson sembra una macchietta e uno sbruffone, falso, sciocco (la sua gestione
del covid ha dell’incredibile), un po’ forforoso. Ma è l’Inghilterra.
Il
professor Galli, l’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, di cui per tre giorni si sono pubblicate
presunte, presumibili, possibili, telefonate che avrebbero “aggiustato” un concorso
a primario, spiega a “la Repubblica”: “L’avvocato ha ricevuto poche carte, e
quando le ho lette mi sono cadute le braccia, ce ne sono alcune addirittura
fantasiose. Avranno delle intercettazioni, come ho appreso dai giornali, ma di
quelle non so veramente nulla”. I giudici hanno libero uso delle intercettazioni,
non fanno diffamazione?
Il
giorno dopo la notazione di Galli non ci sono più state telefonate da pubblicare.
Quindi le telefonate non arrivano alla rinfusa, troppo lavoro per i cronisti
giudiziari, che dovrebbero leggerle e sceglierle? Arrivano ai giornali giorno per
giorno? Col titolo?
L’Opec
– Opec+ di fatto, con l’inclusione della Russia – non ha aumentato la
produzione di petrolio per far aumentare i prezzi, si dice. In realtà l’Opec+ non l’ha
aumentata, ha spiegato, perché sconta una nuova ondata di contagi, e quindi un
nuovo crollo della domanda. Furbizia? Prudenza?
L’Opec+
ha comunque deciso di aumentare la produzione, di 400 mila barili al giorno a
novembre, (non molto, una super-petroliera,1,6-1,7 milioni di tonnellate) e in ogni mese successivo,
fino a settembre 2022. Anche considerato che il quarto trimestre dell’anno la
domanda diminuisce e non aumenta. I prezzi del greggio in Borsa e dei prodotti
petroliferi al minuto invece crescono di giorno in giorno per varie pratiche
speculative.
“Perché
a Macron serve l’Italia” è titolo di prima pagina del quotidiano “la
Repubblica”, per un articolo di Bernard –Henri Lévy. Sbadataggine? Provincialismo?
Spocchia francese? Per dire che Macron
ha bisogno dell’Italia si dice il contrario, che gli conviene asservire
l’Italia – Macron, chi era costui, un altro Carlo VIII?
L’ex
ministro Manfredi stravince a Napoli con tredici liste. Come già De Luca alle
Regionali. Il voto di Napoli è sempre legato – alla famiglia, al vicolo, al
compare, allo spicciafaccende. Il voto di sinistra: la sinistra fa uso della
dipendenza, invece della destra?
“Celebrazione”
del voto di domenica nel centro-sinistra. Tg 1 e Sky Tg 24 allineati. In un
voto che ha solo confermato le posizioni – alcune delle posizioni, altre sono
ancora aperte. C’era la paura di perdere tutto, e il sollievo è forte. In una campagna
elettorale in cui la destra, senza Berlusconi, è solo divisa – i Fdi non votano
il candidato Lega, i leghisti non votano i candidati Fdi, e pochi in totale
votano.
Celebra
perfino Conte anche se il voto spazza via il suo partito, i 5 Stelle - resiste a Roma, ma è la ex sindaca Raggi contro il partito, e contro Conte.
Il
Pd celebra le vittorie degli altri, di Sala a Milano con la sua propria lista,
e a Napoli di un candidato, Manfredi, che con le liste sue personali, una
decina, ha raccolto più dell’asse Pd-5 Stelle.
Singolare,
perfino incredibile, una novità assoluta, l’attacco di Galli della Loggia – e
del “Corriere della sera”? - al papa sul processo Becciu. Che lo storico appaia al
processo Dreyfus – il papa dunque come i generali razzisti della terza Repubblica
Francese. Ma è vero che il papa ha condannato il cardinale Becciu quattro o
cinque volte, e praticamente spretato, senza che il processo si facesse. E che al
processo l’accusa pretende di non ammettete testimoni dell’accusato e non vuole
che chi lo accusa sia controinterrogato.
In
effetti è un processo, si apprenderà poi, in uno dei rarissimi servizi giornalistici,
che il tribunale deve giudicare senza avere accesso agli atti. Proprio così:
non ha diritto agli atti la difesa, e nemmeno il giudice. Che è Pignatone, l’ex
Procuratore Capo della Repubblica Italia a Roma e a Reggio Calabria. Cosa (non)
si fa per la gloria – dei cieli?
Singolare
anche il silenzio dei cronisti di nera, che pure vivono di queste cose, sullo
scandalo sollevato dallo storico. Il giorno dopo, due giorni dopo, nessun
commento, nessuna indiscrezione, nessun follow-up
dello stesso giornale, come avviene di norma. Dev’essere stata dura per
giornalisti che vivono di queste cose, scandali e chiacchiere di scandali –
interrogarsi, ipotizzare chi è Galli della Loggia, chi lo muove, se davvero
Pignatone giudica senza gli atti, etc. . Si vede che il fronte media del papa è
compatto. La chiesa finalmente, dopo un secolo e mezzo, ha la libertà
d’opinione al seguito.
Le
squadre di Roma, Roma e Lazio, sono temperamentali: una volta giocano e una
volta no – sono dispersive, la città distrae i calciatori. Sarri non lo sa, e
accusa della periodica débâcle il
calendario ravvicinato, solo 62 ore tra due partite. Lo stesso giorno che il
Rennes, undicesimo in campionato francese, 9 punti contro 24, allenato da uno
sconosciuto Génésio, con gli accenti, terrà all’origine italiana, ha sconfitto 2-0
il Paris Saint-Germain, che paga i suoi calciatori venti volte di più, e
non perdeva, anzi vinceva sempre, da otto partite, 62 ore dopo aver battuto di
netto in Olanda il Vitesse.
L’unico
allenatore che ha vinto a Roma, Capello, usava il bastone, altro modo non c’è
di far correre le squadre.
L’Inter
ha vinto il campionato col passivo record per una squadra di calcio, 245 milioni
– 348 milioni, altro record, nel biennio 2019-2021. Con gli ingaggi o stipendi ancora da pagare. Ma non c’è problema di fair
play finanziario: l’Inter può vincere.
Etichette:
Affari,
Il mondo com'è,
Informazione,
Ombre,
Sinistra sinistra
A casa tutti male
Un
dramma delle sconnessioni familiari, violente. Minute ma durissime, per la
violenza della stupidità. Dell’essere come modo di essere. Della incapacità o
inadeguatezza, della vita passiva (ripetitiva, per cliché), dei modi di essere, specie giovanili, dei gap, o
indifferenze, generazionali – c’è la violenza dei violenti, borsaioli,
scippatori, ladri, assassini, ladri, e c’è quella ordinaria, comune, dell’insensibilità
o dei canoni deviati, ristretti o solo abitudinari, anche nella forma delle parole
che si dicono, magari senza cattiveria. Del padre rigido, afamiliare. Del
figlio abulico. Del padre ossessionato dal sesso. Della lolita un po’ bitch. Del marito-padre assente. Della
moglie-madre sola, la cui solitudine è forza e ossessione. Tre storie anche, più o meno, in parallelo con le cronache di questi ultimi tempi, anche se il soggetto è dal romanzo dallo stesso titolo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo.
Un cast di attori di teatro in prevalenza. Per un incastro di durezze. Fra inquilini di uno stabile, caratterizzati e insieme esemplari. Molto ben raccontato. Con effetto questa volta significante delle
sceneggiature un po’ lasche che Moretti predilige – adagiate cioè sui modi dire
e di fare più comuni, senza sorprese per lo spettatore.
Lo
spettatore però è disorientato. Forse per un “equivoco Moretti”. Che non è più da
tempo il Woody Allen e il Giufà della comicità fredda. Da trent’anni ormai – “Caro
Diario” è del 1993, “Habemus Papam”, dieci anni fa, è una felice eccezione (un’intuizione?
ma papa Ratzinger dava bene l’impressione di non essere a suo agio, benché con
naturalezza, per l’aspetto fisico dimesso, non con la vitalità prorompente di Piccoli).
Moretti è un analista sociale. Lo era anche quando fungeva da Giufà o “spalla” pensante degli amici, degli
amori, della politica, della sanità, della famiglia. Un analista-spettatore si
direbbe, distaccato come l’analista davanti al lettino, lui stesso confuso – il
terapeuta perplesso (confuso) su diagnosi e terapia.
Nanni
Moretti, Tre piani
venerdì 8 ottobre 2021
A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (470)
Giuseppe Leuzzi
È pieno il Sud di nomi genovesi, Spinelli, Perrone, Grimaldi, eccetera. Erano prestatori di denaro ai re di Napoli, che non furono rimborsati, ma ripagati con feudi – con nomi di feudi. È una traccia visibile, che Braudel, il grande storico del Mediterraneo, ha documentato (da ultimo in “Civiltà e imperi nel Mediterraneo nell’età di Filippo II”), di cui Carlo Cipolla fa ottima sintesi nella “Storia facile dell’economia italiana dal Medioevo a oggi”, 66: “Furono genovesi coloro che, a partire dal 1521, acquistarono i feudi napoletani che Carlo V, esaurita ogni altra risorsa, dovette porre in vendita”.
Esemplare
l’intervista del dottor Permunian a “la Repubblica” - il dottore è il giudice che, nei suoi cinque anni di
servizio in prima nomina nella delicata sede di Locri, si è dedicato al grande
mafioso
Lucano, con una inchiesta
che lo ha assorbito tutto – l’arringa finale è durata dieci ore: “Sono dispiaciuto”, dice il giudice
infine sincero, “risalirò in Veneto, o in Friuli”. Lo dice non da salviniano (“Sono
stato in Africa”), da chierichetto: contro il ladro di elemosine. È sceso al
Sud, ha fatto sporco
anche il pulito, se ne risale.
Si potrebbe anche chiedere - si sarebbe potuto chiedere - al dottor Permunian, tanto buono, come mai non ha visto i migranti che a frotte sbarcano nella Locride - una (non piccola) Lampedusa di terraferma, preferita perché si può sbarcare sottraendosi ai controlli. Ma, certo, intrappolare Lucano è stato una grande fatica.
Un
quinto dei disoccupati di lunga durata nella Ue si trova in Italia, 1,13 milioni
di persone in cerca di lavoro da oltre dodici mesi in Italia, su un totale di
5,23 milioni nell’Unione Europea. Del totale italiano due terzi, 695 mila, sono
al Sud.
Un
numero in calo rispetto alla precedente rilevazione (2019), 834 mila, ma per
effetto di un maggior numero di persone (donne) che hanno rinunciato a cercare
lavoro. Ma un numero, su una popolazione al Sud e nelle isole di 20 milioni, superiore
a tutti i disoccupati di lunga durata della Germania, 489 mila, su una
popolazione di 83 milioni.
Il Nord finirà
prima del Sud
Sulla
base degli indici di natalità, o meglio di denatalità (la popolazione diminuisce),
degli ultimi tre anni (esattamente, dall’1 gennaio 2018 al 30 maggio 2021), Roberto Volpi su “La
Lettura” si diverte a prevedere quando le maggiori città italiane saranno
scomparse. Ai primi posti vengono Firenze, scomparsa fra 61 anni, e Catania,
fra 60 anni. Volpi si diverte a scegliere Catania per simulare l’estinzione.
Firenze
non sarebbe stata meglio? Una città che ha fatto l’Italia, nota nel mondo. E, a
differenza di Catania, in crollo di popolazione verticale, non da ora (per gli
abbandoni, molti fiorentini preferendo risiedere in aree circostanti, Mugello, Valdarno
eccetera): dai 458 mila abitanti del 1971 a 360 mila. Mentre la serie storica
della popolazione a Catania è un po’ al dì sopra e un po’ sotto i 300 mila abitanti,
come ora (nel Millennio è passata da 312 mila a 294 mila abitanti).
Il
demografo (nessun legame con l’omologo fiorentino specialista dei 3000 siepi?),
se pensa a una fine la pensa naturalmente al Sud. Ma il Nord, si potrebbe dire
con lo stesso spirito, finirà (demograficamente) prima del Sud.
Sudismi\sadismi
Due
mesi fa, per gli incendi in Aspromonte, il
“Corriere della sera” e il suo specialista per il Sud Gian Antonio Stella
sghignazzavano prospettando catastrofi anche con le piogge, “La Calabria che brucia d’estate e poi frana
d’inverno”
https://www.corriere.it/opinioni/21_agosto_17/calabria-che-brucia-d-estate-poi-frana-d-inverno-d4459fd8-ff76-11eb-afac-f8935f82f718.shtml.
Le
piogge sono venute, e i disastri li ha provocati in Lombardia, Liguria e
Piemonte. Ancora non siamo in inverno, e poi l’acqua, capricciosa come si sa,
prima o poi colpirà anche la Calabria. Ma Stella è preciso nei suoi anatemi.
Specialmente documentato sulla Calabria. Su questioni anche minime. Informatori
locali gli sollevano evidentemente i sassi. Per odio-di-sé? Per provincialismo
(collaborare col Grande Inviato)? Per stupidità?
Nessuno tocchi i soldi della Chiesa
Mai si era
visto una sentenza difesa immediatamente, prima ancora di essere pubblicata, a
lungo, su tutti i media possibili, dal Procuratore che l’aveva chiesta e dal Procuratore
Capo che sull’ex sindaco di Riace ha concentrato gli ultimi cinque anni di
attività della Procura di Locri, con tre dei suoi sostituti. Di Locri, al
centro della Locride, altrimenti nota alle cronache criminali - e agli sbarchi dei clandestini. È la sentenza a
carico di Lucano e dei suoi collaboratori – tutti complici. Scandalosa, ma non
nel senso evangelico.
Al
Procuratore, Michele Permunian, veneto, ha offerto una tribuna “la Repubblica”,
con Enrico Ferro, giornalista del “Mattino di Padova”, per ragioni tribali – il
dottor Permunian è di Cavarzere. Al suo
capo Luigi D’Alessio, calabrese, Rai News. In entrambe le interviste nessuna
contestazione dei giornalisti, i due giudici hanno potuto dire quello che
volevano. Che non si capisce bene eccetto che per uno spiraglio: sono buoni
credenti. Il dottor Permunian premette: “Durante gli anni dell’università collaboravo
con una comunità missionaria in Mozambico. Sono stato in Africa due volte, ho
toccato con mano la miserie e i flussi dei migranti”. D’Alessio si augura che
in Appello la condanna sia ridotta, anche lui è di buoni sentimenti. Ma dice
Lucano un malfattore perché potente, “uno degli uomini più potenti che io abbia
mai visto e io non sono uno che si spaventa”. E si capisce infine perché.
Perché a Locri per cinque anni non ci sia stato altro malfattore che Lucano:
Lucano è potente, lo era, perché intercettava i fondi dell’accoglienza.
I fondi del
terzo settore o volontariato, accoglienza compresa, sono di parrocchia, devono
essere gestiti dalla chiesa e le sue propaggini. Il processo a Lucano è come quello a Muccioli per i
fondi della droga: troppo potente, va bastonato, e poi, se si ridimensiona,
assolto - la chiesa è compassionevole, direbbe il papa.
Come si fa a
sapere questa verità? Beh, il dottor
Permunian lo dice chiaro, al sollecito Ferro. RaiNews è di parrocchia,
istituzionalmente – la Cnn della Rai ha solo fatto la difesa della requisitoria
e della Procura, non ha spiegato il processo. D’Alessio è difeso dai giudici di
Articolo 101 e di A&I, Autonomia&Indipendenza, le nuove formazioni sindacali
dei giudici paraconfessionali.
È il potere
del partito che non c’è. Fulvio Accurso, il presidente del Tribunale che ha
raddoppiato la condanna a Lucano chiesta dall’accusa, è di fresca nomina, fine
febbraio: il Csm aveva designato all’incarico la giudice Gabriella Reillo, all’unanimità,
nessun voto al concorrente Accurso. Ma presto la giudice Reillo, da Catanzaro,
dove lavora alla Corte d’Appello, ha rinunciato all’incarico, al quale aveva
concorso. Ha rinunciato non subito, dopo cinque giorni.
La vicenda è
iniziata ufficialmente con la querela di un negoziante di Riace, Francesco Ruga,
che vantava crediti da Città Futura, la ong di accoglienza di Lucano. Ma Ruga
risultò inattendibile. Subentrò allora la Prefettura di Reggio Calabria, che
cancellò il rapporto positivo sul sistema Riace di un suo ispettore, Francesco
Campolo, e lo sostituì con uno negativo.
Puglia
È
stata Bari, ancora fino a recente, con la Fiera del Mediterraneo, parte del
Levante – geograficamente dal Libano a Samarcanda. Una unità culturale che il
conflitto arabo-israeliano, sovrapponendovisi nel secondo dopoguerra, ha
spazzato via. Di una cultura diminutiva, anzi derisoria , il “levantinismo”, a
metà tra la cautela negli affari e l’imbroglio. Ma era anche una proiezione
solida negli affari, oltre che nel modo di vita. C’era, è durata a lungo nella
Urss del dopoguerra, una colonia pugliese a Kerç in Crimea. Ad Alessandria d’Egitto
non emigravano solo le balie, Vito Laterza cominciò lì la sua avventura.
Nella scorribanda poetico-linguistica “Il quaderno di Nerina”, la sua terza prova in italiano, la scrittrice americana Jumpha Lahiri resuscita Vito Domenico Palumbo, di Calimera. Lo studioso del grikò, storico e folklorista della Grecìa salentina. Poeta. Autodidatta, ma glottologo e dialettologo reputato.
Scandalo in
Puglia per il reciproco endorsement (scambio di favori, di
voti elettorali) tra il presidente della Regione Emiliano, Pd, e il sindaco
fasciocomunista di Nardò, Pippi Mellone. Scandalo per modo di dire, la politica
non è l’arte della dialettica, argomentano i due, eccetera. Ma un pizzico di
levantinismo c’è bene ancora.
“Fasciocomunista”
del resto Mellone si può dire solo perché vuole lo ius soli – anatema della destra: chi è nato in
Itala è italiano. Ma per il resto è fascista oltranzista.
Castel
Fiorentino non esiste più, solo come resti archeologici. Ma è bene nella
storia, per avere ospitato Federico II di Svevia negli ultimi suoi giorni. Vi
morì il 13 dicembre 1250, giorno di santa Lucia, in un palazzo che vi si era fatto
costruire - preferiva la Basilicata per la stagione estiva, e la Capitanata
per la caccia (fu a caccia che ebbe l’attacco mortale di dissenteria). Molto si
sa di Castel Fiorentino, ma nulla del nome. Pure esplicito. Ai primi tempi del
secondo Millennio molti artigiani, scalpellini, falegnami, decoratori,
emigravano da Nord a Sud.
leuzzi@antiit.eu
Cronache dell’altro mondo globali (145)
Manca tutto in America, dalla carta
igienica ai libri, mobili, culle e passeggini, ricambi auto, auto nuove, mascherine chirurgiche, test Covid. È la pandemia
dei rifornimenti, titola “The Atlantic”: l’impatto del coronavirus in vaste aree
della catena produttiva mondiale ha provocato strozzature in ogni settore.
È effetto boom dopo i lockdown. I
noli delle navi container si sono moltiplicati, perché il numero è insufficiente.
La spesa per un container è decuplicata: due ani fa affittare un container che
trasportava 35 mila libri costava 2.500 dollari, oggi costa 25.000.
I problemi sono con tuta la catena dei
rifornimenti, non solo i container e le portacontainer: c’è carenza in tutto il
settore dei rifonrnimenti, anche per i porti container, e per il trasporto in
terraferma, su treno o tir.
Con curiose dissimmetrie: spedire un
pacco da Shangai a Los Angeles costa sei volte che spedirlo da Los Angeles a Shangai.
La dipendenza dalla Cina si è moltiplicata per sei?
All’origine di Piazza Fontana
Rivisto
più volte, per qualcosa che sembrava noto ma non appariva, alla fine l’evidenza
è emersa: la storia che questo film risuscita, con acribia storica accurata, ma
è quella che scatenò, appena una settimana dopo, dieci giorni dopo, la
“strategia della tensione” in Italia, reduce dall’Autunno Caldo, con le bombe
di Piazza Fontana. È come una prova generale e un’indicazione, se non un
lasciapassare.
Un
ladruncolo di automobili, che si fa forte di un falso distintivo dell’Fbi, dà
l’idea allo stesso Fbi di assoldarlo come informatore all’interno delle Pantere
Nere, il movimento marxista-leninista nero in America nel 1968-9. Impediti i capi
storici, Huey P. Newton in carcere, Eldridge Cleaver rifugiato in Algeria, il
movimento è guidato da Fred Hampton, un giovane di Chicago di appena vent’anni che
ha molto carisma e capacità di persuasione. Nelle dispute pubbliche fa
incontrovertibile la rivoluzione del popolo, organizza la pace col movimento
concorrente dei Crown, allarga la platea alla popolazione non di colore, nel
movimento Arcobaleno. Per questi motivi l’Fbi lo ritiene pericoloso e alla fine
decide di ucciderlo. La notte del 3 dicembre 1969 il ladruncolo infiltrato ha l’ordine
di somministragli un sonnifero, alle prime luci un folto gruppi di agenti Fbi e
poliziotti di Chicago irrompe sparando nell’alloggio di Hampton, benché
protetto, e fa molti feriti, mentre qualcuno si incarica di uccidere Hampton a letto con due colpi
alla testa.
È l’evento
che liberò in Italia gli strateghi della tensione dopo l’Autunno Caldo
sindacale. Con le bombe di piazza Fontana, poi imputate a “servizi deviati” che
mai sono stati realmente perseguiti o condannati. Anzi sempee sono stati di
fatto sempre protetti, in un modo o nell’altro. Lo stesso processo per piazza
Fontana fu condotto in vari modi e varie sedi per non far emergere la nuda verità,
che le bombe (a piazza Fontana e a Roma, all’Altare della Patria) erano state
ordinate dal Sid, attraverso il confidente Giannettini, e che gli esecutori, tra
essi Freda, avevano sbagliato il timer in una bomba a piazza Fontana e nell’altra
l’innesco.
In
America era alta la tensione razziale. Malcom X, Cassius Clay, e un nutrito gruppo di movimenti, il Black
Panther tra essi, agitavano la rivoluzione del popolo. Armati, ma come tutti in
America, non erano terroristi e non nascondevano terroristi. Nello stesso anno
1969 erano anche diventati movimento di protesta multirazziale, nelle formazioni
Arcobaleno.
Un film che in America si è
potuto fare con Trump al potere, mentre di Piazza Fontana non si può nemmeno
dire la verità, nonché accertarla, giuridicamente, storicamente. I familiari di
Hampton e altri gruppi hanno ottenuto un risarcimento milionario da parte del
governo federale per gli abusi dell’Fbi – dopo un processo civile di cui si è
lamentata la lunghezza record, mai vista nella storia americana, di (soli)
dodici anni. Il confidente, trent’anni dopo, nel 1999, a una cerimonia di commemorazione, si è professato
la mattina in tv uno degli ultimi sopravvissuti delle Pantere Nere, e la sera si
è suicidato.
Un racconto di forte tensione
drammatica, sempre viva, premiato il 25 aprile dagli Oscar alla recitazione,
che però è stato poco o nulla visto in Italia, se non su Sky. Per non ricordare?
Shaka
King, Judas and the Black Messiah,
Sky Cinema
giovedì 7 ottobre 2021
Problemi di base postali - 661
spock
Perché il-la postino-a non consegna la raccomandata?
Perché la lascia all’ufficio postale a
volte due giorni dopo e a volte due settimane dopo?
Perché gli spedizionieri privati consegnano
i plichi (raccomandati) e le Poste no?
Perché le Poste non funzionano - da un
secolo e mezzo (solo in Italia)?
Tutti hanno eliminato le code, le Poste
no, c’è una ragione?
C’è un’indulgenza con la pena delle Poste?
spock@antiit.eu
Ecobusiness elettrico
La Cina, firmataria entusiasta degli accordi
di Parigi sul clima, e fautrice-dominatrice del mercato dell’auto elettrica, ha
in programma o in costruzione 48 centrali elettriche a carbone.
La Germania, che ha deciso la chiusura l’anno
venturo delle centrali elettriche nucleari (tutte a fine ciclo), le sostituisce
con centrali a carbone.
Non si può andare da Roma a Milano con l’auto
elettrica – lo stesso da Milano a Roma. E allora? Un gingillo per le gite fuori
porta, sabato? A spese nostre – del fisco?
Un’auto elettrica richiede 80 chili di
rame, quatto volte il rame impiegato mediamente in un’auto a combustione interna.
Il rame è uno dei tanti minerali che col passaggio all’auto elettrica sono in
fortissima domanda.
La transizione ecologica non si può fare
– se non a carissimo prezzo, insostenibile – mantenendo i consumi di energia a
livelli elevati e anzi incrementandoli. La macchina è comoda, ma non si risolve il problema delle emissioni nocive aumentandone il numero e gli utilizzi.
I giovani Holden di Djuna Barnes
“Essere
un’amazzone a quattordici anni”. O un ragazzino eroe. E agli –anta volersi,
imperiosamente, fisiologicamente (ormonalamente), adolescente, piena di desiderio.
Tre
brevi apologhi sulla fantasia e sul desiderio, 1922-24. Pubblicati variamente,
recuperati nel 2019. Djuna Barnes, amazzone professa, innovatrice già
riconosciuta della prosa inglese, patrocinata da T.S.Eliot, oltre che dei
costumi, Gertrude Stein e Edith Wharton in Francia per l’inglese e i costumi degli
scrittori americani, libera qui, dopo quella di genere, la fantasia sessuale
adolescente e quella matura. Un tentativo di narrare il desiderio di tutto, e l’indecisione
a tutto. Con racconti non irriverenti, né provocanti.
Racconti senza pretese. Ma un
curioso precedente, a leggerli oggi, della prosa e i personaggi
che Salinger consacrerà tre decenni
dopo, col “Giovane Holden”, i “Nove racconti”,
“Franny e Zooey”.
Djuna
Barnes, I racconti di Lydia Steptoe,
Adelphi, pp. 45 € 5
mercoledì 6 ottobre 2021
Calenda e Raggi nella riserva della Repubblica
Il voto a Roma, al primo turno delle Comunali,
non lascia macerie: proietta Calenda e Raggi nella politica nazionale. Nell’area
moderata, tra centro e sinistra. Nella quale già Renzi ha inteso sistemarsi. In
pratica, per offrire un ancoraggio e una faccia ai partiti della destra, non
più coperti da Berlusconi, nell’inevitabile dopo Draghi.
Il segretario del Pd Letta, vincendo con
i voti dei 5 Stelle, progetta la rinascita di un Ulivo, una federazione ampia
di partiti. Ma le due nuove mine vaganti della politica nazionale si introducono
nell’area moderata del centro-sinistra, in polemica col
Pd - come Renzi. Calenda per provenienza e attuale collocazione a Strasburgo. Raggi per la prevedibile
scelta del prevedibile fronte con Di Battista, sulle ceneri del movimento 5
Stelle ora di Conte.
Cronache dell’altro mondo – censorie (144)
L’accusatrice di Facebook in Senato e in
diretta tv, Frances Haugen, è rappresentata dagli stessi avvocati che,
accampando le confidenze di un anonimo dichiaratore ucraino, montarono il tentativo
di impeachment di Trump.
Il dichiaratore (whistleblower) anti-Trump si è scoperto poi essere Eric Ciaramelli,
un uomo della Cia, consulente per l’Ucraina dell’allora vice-presidente
Biden.
I Whistleblower Aid, questo il nome
dello studio, fondatore Mark Zaid, si finanziano con donazioni online. Haugen è
una finanziatrice dei candidati e le attività radicali del partito Democratico.
A sua volta indebitata col fisco per 44 mila dollari, ha in atto una campagna
di donazioni online per 50 mila dollari, curata da Whistleblower Aid, per
pagare gli avvocati.
Haugen è gestita da Bryson Gillette, la
società di pubbliche relazioni di Bill Burton, ex addetto stampa di Obama. Prima
di approdare al Senato, con esclusiva tv per Cbs, Haugen aveva fornito
documenti interni di Facebook al “Wall Street Journal”, per l’intermediazione
dell’avvocato Zaid e dei suoi partner, gli avvocati John Tye, ex funzionario di
Obama al Dipartimento di Stato, e Andrew Bakaj, collaboratore giuridico al
Senato per il partito Democratico.
Haugen, 37 anni, ha una carriera variegata. A
Pinterest promosse modifiche per consentire agli utenti di “filtrare le ricerche
secondo specifici «toni di pelle»”. In
Google, nel 2015, litigò col suo direttore, transessuale, che accusava di aver
favorito “più donne transessuali che cis”, donne nate donne.
Nella testimonianza al Senato Haugen ha
chiesto un codice di censura su Facebook.
Quanto bisogna temere la Cina
Un libro informato, finalmente uno, e
di allarme: la Cina sta diventando egemone, e la prospettiva non è buona. È l’evidenza.
Ma non sul presupposto Oriente vs. Occidente, scontato nell’argomentazione di
Rampini - “Capire la Cina per salvare l’Occidente” è il
sottotitolo. Di questo scontro a
non molti, all’improvviso in questo Millennio, frega più tanto. No, fa
paura proprio per quello che Rampini dice, di questa Cina del presidente Xi: invadente
e imperiale, anzi minacciosa. Nella pandemia, nella finanza, nel commercio. Oltre
che totalitaria, senza maschere, per i cinesi, delle tre Cine.
La Cina ha da qualche tempo un complesso di
superiorità, spiega Rampini. Cioè, lo nutre: la leadership di Xi è cresciuta e
si è consolidata su questo aspetto, che c’è una sfida con l’“Occidente” e che
la Cina è nella migliore posizione, cioè vincente. Questo dalla crisi del 2008,
cioè ormai da dodici anni. La Via della Seta è una sfida mondiale, il reticolo
di interessi commerciali e finanziari steso da Pechino sull’Asia, l’Africa e l’Europa.
Così come l’assoggettamento di fatto di Hong Kong. Ed è in ballo Taiwan. Qui con
risvolti anche militari, dai quali finora Pechino ha rifuggito.
La cosa c’è. Ma quanto bisogna temerla? La
Cina è un gigante, ma quanto temibile, posto che punti a una sfida? Non va
sottovalutata la poca coesione nazionale. Che il Partito Comunista copre, con l’organizzazione
occhiuta e manesca, ma quanto può durare? E l’urbanizzazione. Città di dieci,
venti e trenta milioni, come e fino a quando saranno governabili, con la
museruola stretta? Facevano già sgomento negli anni 1980 i
parcheggi degli stadi, con decine di migliaia di bici, tutte nere, ammassate. A
un’automobile per abitante, anche per due abitanti, ammesso che i cinesi
sopravvivano allo smog, producano anticorpi specifici, dove le metteranno? Lo
smog non c’è, non ci sarà, perché la Cina andrà tutta elettrica. Ma a Shangai e
Pechino si procede, due giorni su tre, nella nebbia fitta, e per fare l’elettricità
lo smog si moltiplica, col carbone, con l’olio combustibile. E si dà troppo per
scontato che la Cina sia avanti nella tecnologia: nelle attività di massa la
qualità dei prodotti e dei servizi resta scadente. A partire dalla
“cucina cinese”, col solito menù di centinaia di portate, in scatola. E ora sui
servizi – la telefonia fissa e mobile, Huawei compresa.
Il maggiore handicap resta politico: il disegno di Xi è avventuroso. Pechino è ingombrante e temuta, per i motivi più diversi, in quello che era il Terzo mondo, in Asia e in Africa. Non ci sono già più le tre Cine di Kissinger, è vero, ma la replica Hong Kong a
Taiwan non ci sarà. E non bisogna dimenticare Tienanmen. Ora ce n’è per tutti,
sono stati trent’anni di Bengodi, ma durerà sempre? Il mezzo allentamento concesso
da Deng portò alla mobilitazione di piazza. Xi è un autocrate, ma fino a
quando? Il popolo cinese è confuciano ma up
to a point.
Il Pcc già non ha più nulla di comunista, è
un comitato d’affari. Che governa occhiuto le campagne e l’immigrazione interna
per il boom. Molto esperto anche, sulle
tematiche più incisive dell’economia politica, i monopoli, la moneta, la
distribuzione, il reddito, ma è pur sempre e solo una organizzazione di potere. Radicata nei poteri (giustizia,
polizia, militari) più che nel “popolo”, nel paese profondo. Con una architettura statale che sembra solida e immutabile ma solo per il dominio di un partito che si regola come una casta, non ci sono poteri legali, checks abd balances, alternative, ricambi. Rampini lo sa e
lo dice, ma forse sottovaluta i due nodi sociali già emergenti: l’urbanizzazione
accelerata, con la difficoltà o impossibilità di coagulo di una classe media, stabilizzante (le disuguaglianze restano maggiori nella comunista Cina che negli Usa patria del capitalismo più sfrenato), e la divisione etnica, quasi tribale, e sociale. Impensabile che
quest’ultima venga tenuta celata (compressa) da
partito Comunista. Impensabile anche che un partito Comunista, cioè totalitario,
possa durare indefinitamente: la storia della Cina è lunga, ma di fulgori e
scomparse, lunghe.
La
Cina è troppo vicina anche per un motivo “occidentale”. Perché è (troppo) conveniente,
e l’Occidente degli affari ci prospera. Ma al coperto di un’ideologia del mercato
un po’ stressata: troppe fregature, e non costano più nemmeno tanto poco.
Federico Rampini, Fermare
Pechino, Mondadori, pp. 324 € 20
martedì 5 ottobre 2021
Problemi di base rivoluzionari - 660
spock
“Di tutto resta un poco”, Carlos Drummond
de Andrade?
Le rivoluzioni hanno vita breve?
Durano quanto il rivoluzionario, un po’
meno – Grillo come Castro?
Cosa sono le rivoluzioni, liberare la
violenza - mettere la violenza al potere?
Rivoluzione (non) sarebbe tornare
indietro?
O è l’eterno divenire?
È – era - Grillo la rivoluzione della “signora mia”?
spock@antiit.eu
Senza respiro per lo spettatore
Un
film più “canadese” che americano, freddo. Proposto nel genere thriller, in
realtà è più dal lato horror.
Una
famiglia colpita dai lutti (un figlio morto in un incidente stradale, la madre
coinvolta nell’incidente, anche se salva) vive tutto sommato serena. Il mite
padre, Casey Afflek, psicologo, è anzi in
n momento di euforia, sperimentando con una giovane paziente una cura
che dà frutti – utile anche a lui per i suoi disturbi. Senonché la ragazza si
uccide, per motivi suoi. E nulla è più come prima. Il genio del male, il fratello
della suicida, si inserisce nella famiglia, e la dissolve.
È “Teorema”
di Pasolini. O, senza la ieraticità, di “Cape Fear – Il promontorio della paura” di
Scorsese. Qui non c’è un vendicatore feroce (De Niro). Il vendicatore è un
giovane suadente, ma il terrore che provoca dura quasi un’ora, più della metà
del tempo.
Vaughn
Stein, Every breath you take – Senza
respiro, Sky Cinema
lunedì 4 ottobre 2021
La Difesa
Il maresciallo non c’è,
s’è perduta a chiave,
il regolamento non lo prevede,
abbiamo sempre fatto così,
la responsabilità se la prende lei,
il pentalogo è fermo degli strateghi di
fureria,
i piantoni al potere dell’oscura burocrazia,
a contare i centesimi con tre decimali,
e rispondere “Assicurasi” in sconfinate
corrispondenze,
una parola di testo dopo venticinque righe
d’intestazione,
partendo dal Ministero Difesa Esercito, col
famoso Centro Periferico,
e oggetto, firma, controfirma, nell’angolo buio
in cui il mondo se li è dimenticati,
fuori il popolo chiamando a stringere la
cinghia, la crisi finanziaria ogni due anni ritorna.
Affari, fisco, abusi (209)
Si installano Vodafone e Windtre sui
cellulari e non c’è maniera di disinstallarli, qualsiasi pagina si apra sono
sempre lì a proporre l’errore, la digitazione di un qualsiasi
servizio-disservizio loro offrano, sui quali poi ricaricare in bolletta anche
pochi centesimi – Windtre si poneva un limite di un euro a bolletta (12 euro
l’anno, un “pizzo” annuo di 12 milioni ogni milione di utenti).
Windtre è stata sanzionata dall’Autorità
di controllo per avere incassato 29 milioni con questi prelievi di pochi
centesimi a contratto, per servizi inesistenti. Ma non si poteva intervenire
prima? Che fine fanno le segnalazioni di queste (piccole) insistenti truffe
alla polizia Postale, perché il controllo non è costante?
Windtre è passata a comportamenti
corsari anche per il servizio telefonico in fibra, oltre che con servizi speciali
a pochi centesimi a contatto sul mobile. Caricando subito all’allaccio spese
eccessive, anche di centinaia di euro, facendo aggio sull’ammortamento a lunga
scadenza (24 mesi) del modem, che bisognerebbe pagare tutto per intero
cambiando operatore. Facendo aggio cioè su un ricatto. Un limite di non poco
peso alla portabilità del numero.
Windtre eccelle in pratiche scorrette
(il mese a 28 giorni, l’occupazione della rete, i servizi-non servizi, i
ricarichi fibre) da quando è passata sotto il controllo cinese. Si parla molto
di stare in guardia dalla Cina per motivi strategici, incomprensibili ai più,
ma non si protegge il consumatore dalla pratica costante di vessarlo.
Poste Italiane sono a tutti gli effetti
una banca. Con sei milioni di conti correnti. Bastano pochi correntisti per
bloccare tutti gli sportelli, la cui attività non viene suddivisa, tra posta e
banca. Fare una raccomandata o spedire un pacco diventa quindi un’operazione di
ore.
L’amore per la guerra, di Albertazzi e Mazzantini
È la storia, estremamente utile, ma che si evita, della “Tagliamento”, la legione d’assalto della Repubblica Sociale Italiana di Mussolini a Salò, la più impegnata contro gli italiani che resistevano all’occupazione, di cui fecero parte Giorgio Albertazzi e Carlo Mazzantini – “La Tagliamento fra onore, fedeltà e sangue” è il sottotitolo. Residori la segue in tutte le sue imprese, per tutta l’area controllata dalla Rsi, dal Piemonte a Pesaro, da Vicenza ala Val Camonica. Al comando del colonnello della Milizia Merico Zuccari, marchigiano.
Un reparto
della Guardia nazionale repubblicana specializzato nella caccia ai militanti della
Resistenza, la “pulizia del territorio”: sette compagnie, 1350 militi, “una delle
migliori unità naziste” per il generale Wolff, il comandante della Gestapo in Italia - “il fiore del fascismo”, come si
voleva, la “legione del mio cuore” di Mussolini, era di fatto inquadrata dalle
Ss.
I
“migliori”: “Noi ci consideriamo i migliori”, scrisse Zuccari: “Il primo nucleo
organizzato di italiani nuovi”. Con richiami alla retorica risorgimentale, e di
più agli Arditi della Grande Guerra. La determinazione era rafforzata dai molti
vincoli, di parentela, vicinato, amicizia che univa i suoi membri. La maggioranza
dei quali erano romagnoli e ferraresi. Una formazione bene organizzata, non
volontaristica, però: con i giovani c’erano anche vecchi squadristi, camicie
nere della prima ora, con alcuni ufficiali reduci dai vari fronti dopo l’8
settembre. Militi presi da “uno spirito di corpo elevatissimo e una
aggressività eccezionale”, nota la storica, invasati da “insano amore per la
guerra”.
Sonia
Residori, Una legione in armi,
Cierre/Istrevi, pp. 349 € 16
domenica 3 ottobre 2021
Le Borse corrono, non si sa dove
Gli indici di Wall Street sono raddoppiati
di valore in un anno, in parallelo con la ripresa dell’economia dopo i lockdown. Ora la ripresa rallenta,
peggio, è altalenante (a W), e l’inflazione emerge, debole in Europa ma forte negli Usa, e
gli indici continuano a correre “in mancanza di meglio”.
È l’effetto dell’enorme quantità di
denaro piovuta sui mercati per gli stimoli fiscali e monetari anti-covid. –
solo negli Usa 32 mila miliardi di dollari. Che però sono confluiti su emissioni
record di junk bond, titoli obbligazionari di società ignote e poco o nulla
affidabili, in cambio di alti rendimenti. E di collocamenti azionari a valanga.
Per un ammontare storico quest’anno (fino ad agosto) a Wall Street, 250
miliardi di dollari – più degli aumenti di capitale e collocamenti resgistrati
nella bolla speculativa del 2000, di aziende dagli asset gonfiati dalle aspettative, aumenti nel 2000 per 140 miliardi.
La multa è la legge
Le Poste avvisano la giacenza di una
multa raccomandata sotto la dizione “Atti giudiziari”. Mentre la multa è un atto
di potere e anzi di arbitrio. Non contestabile, se non nei modi e a discrezione della stessa
autorità che la impone. Nella patria del diritto.
Il vigile urbano, il meno preparato in
fatto di diritto di tutto l’apparato repressivo italiano, è quello – l’unico - legibus solutus: può imporre le multe che vuole, a discrezione (può variare
l’ammontare in base agli articoli del codice che sceglie di imputare), senza
responsabilità.
Una sorta di polizia sopra la legge. I vigili urbani, che si
assumono per sottogoverno, e si addestrano il minimo.
L’arbitrio in veste di legge.
Da qualche decennio con arbitrio totale anche
nella gestione dei punti patente. Ma qui, si può pensare, con la piccola mafia
delle scuole guida. Per delega, anzi per imposizione, del Parlamento – qui “la
legge” c’è.
La moglie sarà brava, il film no
Il
tentativo di ripetere “Chocolat” è scoperto, l’esito insulso – Provost è il
regista di “Quello che so di lei”, il film di Catherine Deneuve vecchia
smemorata, ma qui è come se non ci fosse. Juliette Binoche è sempre lei, sicura
e remota, l’uomo è autoritario (marito, fratello), le caratterizzazioni da
paese, la sorella sciocca e brava cuoca (la regista belga Yolande Moreau), la
suora fumatrice e fuciliera, avendo fatto la Resistenza, l’innamorato strano. Ma le ragazze del collegio di economia domestica, dove devono
imparare a fare la brava moglie, lavare, cucire, stirare eccetera, non sanno di
niente. Non c’è nemmeno una conclusione. E per di più la copia è doppiata male
- il difetto è comune a tutte le parti femminili al cinema, forse non c’è una scuola di
dizione per attrici, ma qui le parti sono tutte femminili.
La
sola cosa che resta del film è la didascalia che lo introduce: nel 1968 c’erano
in Francia ben mille scuole di Economia Domestica, a pagamento, e anche care.
Martin
Provost, La brava moglie, Sky Cinema
Iscriviti a:
Post (Atom)