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Al bar senza lume
“Emo”-Benvenuti,
lo spilungone dei quattro vecchietti-quattro amici miei della serie, monta una
burla a dei ricchi americani che si rivelano veri gangster, e la cosa rischia
di finire male. Cioè finisce male, ma poi qualcosa si salva.
Non il film – Benvenuti
stesso camuffato da merlo è una sorta di autosberleffo: un attore che “fa la
parte”. Senza una sostanziosa sceneggiatura, le trovate lessicali di Malvaldi
da sole non reggono – come avveniva del resto nell’archetipo “Amici miei”.
Trame e personaggi esili, malgrado il pittoresco. E situazioni troppo
invecchiate senza sviluppo.
L’unica novità
della nuova serie non funziona: Filippo Timi al rientro, sbarbato, gonfiato, stinge
nel ruolo di padre affettuoso. Lucia Mascini, la commissaria bionda, resta marginale.
Delle due parti comiche, Corrado Guzzanti, nel ruolo del taccagno assicuratore
veneto, non ha una sola battuta degna. Meglio va a Michele Di Mauro, l’inverosimile
Capo della Polizia, la cui sola occupazione è un convegno gastronomico. Ma la
sua buona trovata stona nella piattezza generale. I caratteristi, la geniale
riscoperta del produttore Degli Esposti, aiutano, ma non bastano.
Roan Jonhson, I
delitti del BarLume. Compro oro, Sky
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