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Alla conquista della spezie della noia
L’occupazione di
un pianeta polveroso, che produce una “spezia”, una sostanza in grado non si capisce
bene di che cosa, forse di prolungare la vita. Un rifacimento del tentativo di
Dino De Laurentiis di cavalcare nel 1984, dopo una lunga complicata
preparazione, il successo stellare di “Guerre Stellari”, bissato da Spielberg
con “E.T. l’extraterrestre”. Con David Lynch alla regia, e con Silvana Mangano,
José Ferrer, Sting (sic!), Max von Sidow. Un tentativo finito in un flop che
fece epoca.
Due ore e mezza,
poco meno, di una guerra insostenibile, di facce per lo più. Soprattutto di
quella monoespressiva di Chalamet, il protagonista di cui si celebra il rito di
passaggio, alla maturità. Asssortite da effetti speciali digitali da teatrino
dei pupi – un capolavoro al confronto i mostriciattoli di Carlo Rambaldi per il
fallimento di De Laurentiis. Un niente che ha raccolto in due mesi 400 milioni
di dollari. Pochi al cospetto dei tre miliardi di “Guerre stellari”, del primo
di una serie, molti per l’investimento: il successo della stagione, tanto che è
già partito il seguito.
Decisamente, il millennio è partito male, senza idee
e senza fantasia. Con scene e immagini da poco, vedi “Il trono di spade” prima
di questo “Dune”, e sceneggiature di personaggi triti e frasi fatte. L’avventura
nel cosmo - che non avrà luogo, a differenza della scoperta dell’Africa - è
l’unica residua fantasia?
Denis Villeneuve, Dune,
Sky Cinema
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