martedì 11 gennaio 2022

Alla conquista della spezie della noia

L’occupazione di un pianeta polveroso, che produce una “spezia”, una sostanza in grado non si capisce bene di che cosa, forse di prolungare la vita. Un rifacimento del tentativo di Dino De Laurentiis di cavalcare nel 1984, dopo una lunga complicata preparazione, il successo stellare di “Guerre Stellari”, bissato da Spielberg con “E.T. l’extraterrestre”. Con David Lynch alla regia, e con Silvana Mangano, José Ferrer, Sting (sic!), Max von Sidow. Un tentativo finito in un flop che fece epoca.
Due ore e mezza, poco meno, di una guerra insostenibile, di facce per lo più. Soprattutto di quella monoespressiva di Chalamet, il protagonista di cui si celebra il rito di passaggio, alla maturità. Asssortite da effetti speciali digitali da teatrino dei pupi – un capolavoro al confronto i mostriciattoli di Carlo Rambaldi per il fallimento di De Laurentiis. Un niente che ha raccolto in due mesi 400 milioni di dollari. Pochi al cospetto dei tre miliardi di “Guerre stellari”, del primo di una serie, molti per l’investimento: il successo della stagione, tanto che è già partito il seguito.
Decisamente, il millennio è partito male, senza idee e senza fantasia. Con scene e immagini da poco, vedi “Il trono di spade” prima di questo “Dune”, e sceneggiature di personaggi triti e frasi fatte. L’avventura nel cosmo - che non avrà luogo, a differenza della scoperta dell’Africa - è l’unica residua fantasia?
Denis Villeneuve, Dune, Sky Cinema

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