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sabato 15 gennaio 2022

Immigrazione, crescono gli abbandoni

Immigrati arrivano e immigrati se ne vanno. Il numero è cospicuo in Germania, dove viene contabilizzato, ma succede anche altrove, Italia compresa. Se l’impressione è data dagli sbarchi, dalle rotte balcaniche clandestine, dai campi profughi, ce n’è anche uno non visibile ma che riduce di molto i saldi dell’immigrazione in Europa. Tanto che gli arrivi, meno i partenti, sono inferiori all’offerta, di lavoro immigrato. Oggi e ancora di più in prospettiva, stante l’“inverno demografico” che affligge l’Europa tutta. 
Per la Germania esistono statistiche accurate, con numeri considerevoli. Secondo l’Iab, l’istituto di ricerca dell’Agenzia del lavoro, nel 2020 sono arrivati un milione di immigrati, ma 750 mila se ne sono andati. Il saldo resta sempre positivo, di 250 mila nuovi immigrati, ma a fronte di 400 mila che sarebbero stati necessari in base alle offerte di lavoro.  
In Italia il “decreto flussi” 2021 ha raddoppiato, a 70 mila nuovi ingressi, il dato medio di 30 mila degli ultimi anni del decennio 2010. Ma l’Istat valuta in 400 mila i posti di lavoro vacanti a fine settembre 2021.  
In Francia “Le Monde” valuta negativamente l’opinione prevalente sull’immigrazione, dominata da “questioni «identitarie» e «securitarie»”, anche a seguito degli attentati islamici particolarmente efferati nel decennio scorso. A fronte invece di una crescita della manodopera qualificata nel decennio grazie all’immigrazione dei paesi anglofoni, che il quotidiano valuta del 10 per cento in Gran Bretagna, Australia e Canada, e del 7 per cento negli Stati Uniti – a fronte di un 3,5 per cento in Francia. 
Anche dal punto di vista economico, del calcolo, l’Europa dovrà dotarsi di una politica dell’immigrazione. Con partenti controllabili, e sicuri di trovare un’occupazione. 


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