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La dittatura della comunicazione
Si risistemano gli scritti d’occasione di
Eco, da lui già raccolti sotto vari titoli (“La bustina di Minerva”, “Il
costume di casa”, “Sette anni di desiderio”, etc.), per tema. A cura di Anna
Maria Lorusso.
Il primo testo,
del 1967, si impone per l’attualità. Eco richiama “i critici più severi della cultura
di massa”, tema allora in grande spolvero, “che avevano affermato: «I mezzi di
massa non trasportano ideologie: sono essi stessi una ideologia»”. Affermazione
che Eco ricorda di avere detto in un suo libro “apocalittica”. Poiché “sottintende
questo altro argomento: non importa cosa direte attraverso i canali di
comunicazione di massa; nel momento in cui il ricettore è attorniato da una
serie di comunicazioni che gli arrivano da vari canali, contemporaneamente, in
una data forma, la natura di queste informazioni ha pochissimo rilievo”. Non
si saprebbe descrivere con maggiore precisione il quadro attuale, dei social. Eco
non condivideva Marshall McLuhan, “il messaggio è il mezzo di comunicazione” –
“apocalittico”. Oggi - ma già ieri - realtà.
Curiosa, nello
stesso scritto, un’altra anticipazione. A proposito delle teorie cospirative
che già negli anni 1960 attanagliavano l’America. Con una serie di film, di
grandi registi con grandi interpreti, di successo, su tentativi di colpi di Stato.
“In tutti e tre i film”, nota Eco, “i militari non cercavano di controllare il paese
attraverso la violenza armata, ma attraverso il controllo di telegrafo,
telefono, radio e televisione”. Non attraverso i giornali, si noti. Una
dimenticanza? È possibile, perché oggi i giornali fanno una cosa e l’altra:
fustigano la mentalità complottistica, dei no wax, dei trumpiani, degli
evangelici, nel mentre che denunciano complotti dei no wax, dei trumpiani, e
perché no delle chiese, in materia di elezioni, aborto, covid e vaccini.
Ora bastano gli organi
d’informazione, non c’è bisogno dei generali. Nella forma surrettizia della censura
- a opera cioè degli stessi “organi d’informazione”, come dire la censura
perfetta. Oggi i film sono sullo strapotere dei media, “Il quinto potere”, “Tutti
gli uomini del re”, e numerosi altri, ma soprattutto “The Post” di Spielberg,
che rivede l’epopea di “Tutti gli uomini del presidente”, 1976 - in effetti un
po’ ridicolo a rivedere, benché recitato da grandi attori: un po’ vecchia vita
dei santi.
Difficile anche
togliersi di dosso il pondo dell’informazione in questi due anni ormai di pandemia:
aggressiva, invadente, avventata, confusionaria. Eco, che scrisse sempre sui
giornali, restò fino all’ultimo perplesso, fino al suo ultimo romanzo, “Numero
zero” – il settimo, numero perfetto?
Umberto Eco, L’era
della comunicazione, la Repubblica-l’Espresso, pp. 143 € 9,90
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