venerdì 21 gennaio 2022
Letture - 478
Ariosto - È il precursore di
Cervantes, del declino della cavalleria – della sazietà di epopee
cavalleresche? È un lampo di Ernst Jünger, nelle noterelle del 1951 “Polarisations
am Kieselstrand”, sulla spiaggia dei ciottoli, scritte nell’estate del 1951 a
Antibes (sulla plage des Galets), dove ricorda che anticipò l’avvento delle
armi da fuoco.
Primo Levi – Nel tardo
romanzo “Se non ora, quando?”, il suo unico romanzo, 1982, cinque anni prima
della morte suicida, Primo Levi fa spiegare a un personaggio incidentale, una
Francine francese salvata dal lager, il disagio che traspare in ogni suo
scritto, del “salvato”: “In Lager nessuno si uccideva. Non c’era tempo, c’era
altro da pensare, al pane, ai foruncoli. Qui c’è tempo, e la gente si uccide. Anche
per la vergogna”. “Quale vergogna? - chiese Line: - Si ha vergogna di una colpa
e loro non hanno colpa”. “Vergogna di non essere morti – disse Francine. – Ce l’ho
anch’io. È stupido ma è così. È difficile spiegarla. È l’impressione che gli
altri siano morti al tuo posto; di essere vivi gratis, per un privilegio che
non hai meritato, per un sopruso che hai fatto ai morti. Essere vivi non è una
colpa, ma noi la sentiamo come una colpa”.
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