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Positivi negativi al lavoro
“Contagi: si scopre solo
il 15-30 per vento dei casi”. Gabanelli e Ravizza sul “Corriere della sera” “scoprono”
che “potrebbero esserci fra otto e sedici milioni di italiani che si sono
contagiati tra fine dicembre e la prima metà di gennaio”. Milione più milione
meno, il contagio sembra universale, ognuno lo vede. In troppi pochi giorni per
esere effettivamente un contagio, ma è certificato dai tamponi, anche se inattendibili
– non lo sono per legge.
Le proiezioni di
Gabanelli e Ravizza sembrano confermate dai certificati di malattia. Dagli
assenti al lavoro. Specie nel pubblico impiego, arcipelago vasto, dove quasi
tutte le funzioni non sono espletabili a distanza. Nel lavoro domestico. Nei servizi
alla persona in genere.
Troppo e confuso abbaiare
favorisce il disimpegno, l’allarmismo lo giustifica. È peraltro un fatto che
il contagio sembra avere travolto anche il solido Draghi, dopo l’acchittato vagante
avvocato Conte.
Le istituzioni non sono
state in grado di organizzare una rilevazione efficiente del virus, in due
anni? Sembra impossibile. La confusione però è evidente. E le due cose hanno un
solo autore: la mano pubblica.
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