lunedì 31 gennaio 2022

Quando il maschio era super

Una lettura, si direbbe, di attualità. Non c’entra con i femminicidi, con la concezione moribonda e truce della maschilità: il papa di “Ubu” vuole sole gonfiare la parola amore, in situazioni anche strambe. Ma tutte proietta dal punto di vista dell’uomo. Un’anamnesi quindi utile in questa fase di eclisse maschile. Per sapere com’eravamo, come avremmo potuto essere.  
“’Il supermaschio’, può essere letto in molti modi, tutti assolutamente legittimi. Come sempre in Jarry, anche in questo racconto fantastico c’è tutto (o quasi) e il contrario di tutto. C’è l’amore non corrisposto dell’uomo per le macchine, e c’è la macchina per ispirare l’amore. Ci sono le fantasie dell’adolescenza, riassunte nella frase con cui inizia il racconto: ‘L’amore è un atto senza importanza, perché lo si può fare all’infinito’. C’è la donna, vista dapprima come preda e accettata poi come rivale e come benevola padrona. Ci sono i limiti del Progresso e quelli dell’uomo. C’è la passione di Jarry per gli sport. Ci sono, lontani e sfocati sullo sfondo, il Superuomo di Nietzsche (‘Così parlò Zarathustra’ è una delle opere-chiave di quegli anni) e Superman l’eroe dei fumetti (che ancora non è stato inventato ma che ha in André Marcueil un suo precursore). E c’è perfino, in filigrana, una storia d’amore: perché no? Una banalissima e comunissima storta d’amore. Chi, almeno una volta nella vita, non si è sentito supermaschio (o superfemmina)?”.
Così Sebastiano Vassalli, che ha prefato la seconda edizione Bompiani del “Super Maschio”. La prima, per la collezione Il Pesanervi dello steso editore, 1967, era 
 “Super Maschio”, e la firmava Giorgio Agamben, venticinquenne, traduzione e prefazione.

Alfred Jarry era “piccolissimo di statura”, ricorda Savinio, “Scatola Sonora”, 77: “Abitava” a Parigi “un appartamento che il suo padrone di casa, per ragioni di economia, aveva tagliato a metà nel senso orizzontale”. Si entrava in casa sua curvandosi.
“Strano personaggio, che si rappresentava da se stesso la commedia di un’esistenza letteraria spinta fino all’eccesso”. Così lo presenta Rachilde, la temibile Marguerite Eymery, nel mentre che gli dedicava tutto un libro, “Le Surmâle des lettres”, del papa di Ubu professandosi “l’amica fedele e lucida”: “L’eccesso era tutto il suo regime”.
Alfred Jarry, Il supermaschio, Bompiani, pp. 147

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