sabato 1 gennaio 2022

Toppe di colore – guardando il mare

In italiano si diventa verdi di rabbia, in tedesco blu – ma sono blu in tedesco anche gli ubriachi (e chissà perché la luna è maschia in quella lingua, come anche la bocca, e si somiglino pure, Mond e Mund?). Magris, uomo di mare, discepolo, amico e cultore di Biagio Marin, preferisce l’azzurro, dunque anche il blu: il blu è romantico, spiega, e anche anti-romantico, da Heine fino a Benn e Celan – via Rilke, George eccetera: la poesia si può dire quasi tutta azzurra-blu - anche prima del “fiore azzurro” prototipo, di Novalis, dell’“Enrico di Ofterdingen”. E così via, da divagazione in divagazione, che si sa vengono come le noccioline.
Magris stanco trova un momento per divertirsi, una lieve brezza divagante. Qui propone, ben spaziata, la conferenza che ha tenuto nel 2020 al festival La Milanesiana, di Elisabetta Sgarbi.
Dunque, il blu è poesia. E il bianco, che ispira innocenza, virtù, spiritualità – compreso il bianco sacramentale, aggiungeremmo, dei battesimi, le comunioni, i matrimoni? Melville ne fa “il colore del negativo, della spettralità, dell’orrore”. Per non dire di Poe: “Orrore, follia e ambiguità assoluta è il bianco nel ‘Gordon Pym’ di Poe” – o di Lovecraft. Il colore è musica, conclude Magris, “perché dice e non dice” – e la musica è anche colore, come nel blues, e in tante composizioni. Manca Leonardo, il fondamentale “la pittura è cosa mentale” – e il colore è prima di tutto pittura. Ci sono molte altre letture.
Se non che: “Esistono i colori?”, chiede Magris all’inizio. O meglio, “quanti sono i colori?” Sono 999 secondo l’atlante dei colori, “Du Mont’s Farbenatlas”. Ma di che natura? Questo è stato ed è un problema per la filosofia. I “filosofi aristotelici”, Kant, Husserl, Wittgenstein, propendono per il no, non esistono, non hanno natura. Goethe ha provato a individuarne la sostanza, in opposizione a Newton, ed ha fatto un gran lavoro, ma non ha risolto.
Claudio Magris, Le toppe di Arlecchino, La Nave di Teseo, pp. 34 € 8

 

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