Prosegue
inalterato a piazza Affari, malgrado le tante sedute nere di Borsa per la guerra
in Ucraina e per i tassi in crescita, il boom bancario.
Nelle
sette settimane del 2022 Bpm ha fatto registrare una rivalutazione del
33,1 per cento, a 3,5 euro.
Banca
Ifis, una mid cap, per di più specializzata nell’acquisto e cessione degli Npl,
i crediti deteriorati, con (piccoli) finanziamenti a (piccole) aziende, ora a
20,3 euro, è salita del 24 per cento. Dopo un 2021 che l’ha vista regina delle banche
dell’eurozona, con una performance del 94 per cento – dovuta, si diceva, almeno
in parte al trasferimento della sede legale dell’azionista di controllo in Svizzera.
Credito Emiliano, a 7,2 auro, segue con un incremento del 24,2 per cento.
Intesa
San Paolo, a 2,7 euro, è cresciuta del 20,1 per cento.
Bpm, a 2
euro, del 12,3.
Unicredit,
a 14,4, si è incrementata di quasi l’8 per cento (dopo aver raggiunto, tre sedute
prima, un incremento del 9,7). Reduce da un 2021 nel quale ha registrato la seconda
posizione per migliore performance fra le banche dell’Eurozona (alla pari con SocGen):
più 78 per cento. Unicredit, che prima della “guerra”, due settimane fa, era arrivata
a quota 15,85, aveva più che raddoppiato il valore di Borsa, rispetto al minimo
di dodici mesi prima, 7,6 euro.
A margine, va notato che Unicredit negli ultimi tre mesi, dopo che ha abbandonato il dossier Mps, è cresciuta del 40 per cento, mentre Bpm solo della metà, e in larga misura negli ultimi giorni, dopo le voci di una Opa Unicredit.
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