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Africani a Roma
Un ragazzo nero sta fisso all’edicola,
che dice buongiorno mentre parla al cellulare, s’indovina, al microfono, per
ingannare il tempo, appoggiato indolente a una qualche macchina. Non mattiniero,
andando all’edicola prima delle nove non c’è. Neanche i giorni di pioggia, o di
minaccia. Né è lo stesso tutti i giorni, almeno non si direbbe, anche se lo
sguardo che si scambia è fugace, per l’altezza, il peso, l’attitudine. Viene
alle nove, diciamo, e ci sta fino a mezzogiorno, aspettando più che altro dei
benefattori precisi, delle benefattrici più spesso, che con piacere lo ritrovano,
anche se non è lo stesso, con gli africani succede, come se fossero tutti dello
stesso stampo, si fermano, dicono la frase di circostanza, due, e gli danno mezzo
euro, che hanno avuto cura di tenere da parte – lo trovano nelle tasche e le
borse a colpo sicuro, mentre per comprare il giornale la ricerca nei portafogli
o nelle tasche è solitamente laboriosa: lo ritrovano con piacere, chiunque egli
sia, un incontro atteso.
Lui è tranquillo, chiunque sia nella
mezza giornata. Sconta la disattenzione e anche il rifiuto, il suo poco sembra
essergli molto. E tuttavia si farebbero anche lunghi giri per evitarlo. Solo
che non è più possibile: non lui, ma altri giovani africani s’incontrano a ogni
angolo per una piccola elemosina. Al bar, ai bar, ce ne sono altri ma questi sono
stabili, sono gli stessi ogni giorno, da mesi, da anni, forse non più giovani, sono
mendicanti, anche se col cellulare e ben vestiti – bene come tutti oggi: casual,
un po’ usati, un po’ sporchetti. Molti sono però i ragazzi africani che per
strada chiedono qualche soldo. O direttamente, oppure puliscono un pezzo di marciapiedi,
mentre parlano al cellulare, anche loro, per passare il tempo, sperando in qualche
centesimo nelle scodelle che seminano qua e là su dei panchetti. S’incontrano
nel quartiere da tempo, ora anche nelle vicinanze, e pure in Centro capita d’incontrarne.
S’incontra così l’Africa a Roma. Coraggiosa
si direbbe, dopo la lunga traversata del deserto, e quella a rischio vita del
mare, che tanti morti fa. Ma anonima, e destabilizzante. Dopo averci convissuto
da sempre, dagli anni delle indipendenze e delle lotte di liberazione
nazionale. Di uno stesso sentimento, la stessa prospettiva. Diversa
naturalmente, i poveri non possono essere ricchi, ma di fiducia comune e di senso,
anche pratico. Dicono – si dice di loro – che sono rom, di qualche tribù rom.
Che praticano il vagabondaggio per scelta, per una scelta di libertà. Ma
nessuno ne sa veramente nulla.
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