astolfo
Centro-sinistra –
Taciuta dalle storie della Repubblica (Colarizi, Crainz, Ginsborg) è stata l’esperienza
politica più fertile, negli anni 1960-primi 1970, di adeguamento del diritto e
della società alla costituzione, all’eguaglianza dei diritti, al lavoro e di
genere, e alla modernità: l’accordo politico, per quasi un quindicennio, tra la
Democrazia Cristiana e il Partito Socialista Italiano. Auspice dapprima Fanfani,
poi, in funziona antifanfaniana, Aldo Moro, inizialmente cauto e anche opposto
all’“apertura a sinistra”.
Si
cominciò a parlare di centro-sinistra nel 1958. A marzo del 1961 Pietro Nenni, segretario e leader incontestato
del Psi, propose al congresso nazionale la possibilità di entrare in un governo
guidato dalla Dc, o in subordine di appoggiarlo dell’esterno. A gennaio dell’anno
dopo, al congresso della Dc, il segretario Moro ottenne l’avallo a un governo di
centro-sinistra con i socialisti. Oppositori solo le frange che facevano capo a
Andreotti, che allora rappresentava praticamente solo sé stesso, e al gruppo
già maggioritario dei “dorotei”, capeggiato da Antonio Segni. Che subito dopo,
l’11 maggio, sarà eletto presidente della Repubblica, per calmare l’opposizione
democristiana a ogni accordo a sinistra. In qualità di “vigile notturno”, o
garante. Pochi giorni dopo il congresso, intanto, il 2 febbraio il governo
Fanfani si era dimesso, per avere il 10 febbraio un nuovo incarico, per un
governo con astensione socialista. Sostituito l’anno successivo da Moro, con un
governo a partecipazione socialista, insieme con il partito Repubblicano e il
partito Socialdemocratico. Un quadripartito di centro-sinistra che governerà,
con varie tensioni, per una quindicina d’anni, fino al compromesso storico del
1976 – con la sola parentesi del governo Andreotti di destra (pensioni baby, per
quindici-sedici anni di lavoro effettivo, “pensioni d’oro” per dirigenti
pubblici quarantenni), per un anno da fine giugno 1972.
Furono gli anni
del divorzio, compreso un referendum abrogativo, dell’aborto, del nuovo diritto
civile, dei diritti della donna e della famiglia. Della legge di attuazione
dell’ordinamento regionale. Della nazionalizzazione dell’energia elettrica. Del
Sistema sanitario nazionale. Dello Statuto dei lavoratori. Della revisione dei patti
agrari e e dei “piani verdi”, per la diffusione della proprietà contadina, dei
coltivatori. Del ritorno dell’urbanistica, dopo gli eccessi palazzinari degli
anni 1950. Della diffusione dei parchi nazionali. Dell’istituzione dei parchi
marini.
Il cambiamento fu
radicale per la scuola, culminando nel 1975 nei “decreti delegati”, per la partecipazione
delle famiglie alla gestione. Furono gli anni del diritto allo studio, con le borse
di studio per gli studenti senza mezzi, e dell’apertura delle università alle
diverse esperienze scolastiche superiori. Della scuola media obbligatoria per
tutti, con edifici scolastici in ogni Comune. Si dotano tutti i Comuni di
impianti sportivi - fino a 50 mila abitanti a spese del governo.
Il centenario dell’unità
d’Italia si celebrò con un finanziamento eccezionale alle università.
La Rai si aprì a Enzo
Biagi, portato allora dal partito Socialista, e a Dario Fo.
Russia-Cina – Oggi apparentemente
allineate, se non alleate (la Russia è intervenuta per ristabilire l’ordine in
Tagikistan per propri interessi economici e geopolitici, ma anche perché il
Paese centro-asiatico è lo snodo della via terrestre della Seta, il programma
di espansione economica cinese in direzione dell’Europa), hanno un passato di
turbolenze e una frontiera lunga e problematica in molti punti. Una guerra
sino-sovietica ebbe luogo nella seconda metà del 1929, e ridiede a Mosca il
controllo condiviso della Ferrovia Orientale Cinese, snodo per la Manciuria, di
cui il governo cinese aveva deciso il controllo totale.
Forti tensioni,
ideologiche e anche militari, seguirono la destalinizzazione in Unione Sovietica,
a partire dal rapporto di Krusciov nel 1956. La polemica del presidente cinese
Mao contro l’Urss fu veemente – Mao disse che con l’abbandono di Stalin Mosca abbandonava
uno dei due pilastri del comunismo, l’altro essendo Lenin. Mentre dal canto suo
Krusciov giunse a criticare il Grande Balzo decretato da Mao per l’economia cinese,
dicendolo “non marxista”.
Stalin aveva dato
un aiuto forse decisivo con le forniture militari a Mao per l’abbattimento del regime
di Chiang Kai-schek. Come aveva già aiutato Chiang nella resistenza contro l’occupazione
giapponese. Tra il 1949 e il 1950 Mao fece un lungo soggiorno a Mosca. Ma dopo la
denuncia dello stalinismo creò una struttura internazionalista ovunque (Europa,
in Albania e in Romania, Africa, America Latina, Asia) in opposizione al Comintern
sovietico. Per tutti gli anni 1960 i rapporti tra le due superpotenze comuniste
furono di ostilità. Anche in Vietnam, dove operarono a sostegno della guerra
nazionale di Ho Chi Min, agirono separatamente, e in concorrenza.
Di Mao Togliatti
concedeva bonario: “Gliene abbiamo fatte tante”.
La Grande
Rivoluzione Culturale Proletaria, o delle Guardie Rosse, Mao lanciò nel 1966, dieci
anni dopo il Rapporto di Krusciov, contro il “revisionismo sovietico” – avviava
l’eliminazione di una corrente del partito Comunista cinese facendo riferimento
a Mosca. Poche settimane dopo, a gennaio del 1967, le Guardie Rosse misero sotto
assedio l’ambasciata sovietica a Pechino. Nel 1968 truppe sovietiche attaccarono
le guardie di frontiera cinesi sul fiume Ussuri. Mentre Pechino bollava di
socialimperialismo l’invasione sovietica della Cecoslovacchia.
Si attribuisce alla
persistente tensione con l’Urss anche la decisione di Mao di aprire le relazioni
con gli Stati Uniti – un’apertura di cui Kissinger, consigliere speciale dell’allora
presidente americano Nixon, si avvalse, con i primi incontri segreti a Pechino,
nel 1971. Il rapporto Cina-Usa si stabiliva allora in termini di sicurezza, la
Cina essendo ancora lontana dalle Quattro Modernizzazioni di Deng Hsiao-ping, e
gli Stati Uniti lontani dalla globalizzazione, che ha fatto della Cina la “fabbrica
del mondo”.
Nel 1978 l’invasione
vietnamita della Cambogia fu risentita da Pechino come un’intrusione sovietica,
il regime di Pol Pot in Cambogia essendo patrocinato dalla Cina. L’invasione sovietica
dell’Afghanistan l’anno successivo fu condannata dalla Cina, che si sintonizzò con
Pakistan e Stati Uniti per contrastare il regime imposto da Mosca.
Walhall – Un mondo di
morti, combattenti, per diletto - la hall, la sala, dei morti uccisi nella
mitologia norrena. Così la riassume Elias Canetti, “Massa e potere”, 52: “Un
numero enorme di combattenti si raduna nella Walhall, secondo le credenze dei
Germani. Tutti gli uomini caduti in guerra fin dal principio del mondo giungono
nella Walhall. Il loro numero cresce sempre, perché le guerre non hanno fine.
Là, essi mangiano e bevono a dismisura: sempre si rinnovano per loro i cibi e
le bevande. Ogni mattina afferrano le armi e scendono in campo. Si uccidono a
vicenda, come in torneo, ma poi si rialzano, giacché la loro non è vera morte.
Attraverso 640 porta tornano nella Walhall, in schiere di ottocento uomini”.
astolfo@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento