astolfo
Aurora boreale – Era intesa come
un campo di battaglia dalle popolazioni boreali, i Lapponi in Europa, al Polo,
e i Tlinkit in Alaska. Stando a quanto ne racconta Elias Canetti, “Massa e
potere”, p. 52, sulla base di una ricerca del filologo tedesco Otto Höfler, “Kultische
Geheimbünde der Germanen”: “I lapponi di Kolta credono di vedere nell’autore
boreale i caduti in guerra, che continuano a combattere fra loro per l’aria
come spiriti. I lapponi Russi riconoscono nell’aurora boreale gli spiriti degli
uccisi. Quegli spiriti vivono in una casa dove talvolta si adunano; là si
trafiggono a morte, e il suolo è piano di sangue. L’aurora boreale annuncia l’inizio
delle battaglie tra le anime degli assassinati. Per i Tlimkit dell’Alaska tutti
coloro che muoiono di malattia e non cadono in guerra, finiscono negli Inferi.
Arrivano al cielo soltanto gli eroici combattenti, morti in guerra. Di tanto in
tanto il cielo si apre per accogliere nuovi spiriti. Allo sciamano essi si
mostrano sempre armati di tutto punto. Le anime dei caduti appaiono spesso come
Aurora boreale, particolarmente come quelle fiamme dell’aurora boreale che si
manifestano come frecce o fasci di raggi e si muovono qua e là, talvolta si
oltrepassano, cambiano posto, ricordando la tecnica di combattimento dei
Tlinkit. Una forte aurora boreale annuncia – si crede – un forte spargimento di
sangue, poiché in tal caso i morti combattenti vogliono nuovi compagni”.
Domenikon - L’eccidio delle Ardeatine, dieci
italiani per ogni tirolese morto a via Rasella, il 24 marzo 1944, si fece
giusto la novità del dieci per uno, introdotta un anno prima dalle truppe di
occupazione italiane a Domenikon, un paesino greco della Tessaglia. Il 15
febbraio 1943 la divisione Pinerolo del generale Benelli si era imbattuta in un
gruppo di partigiani che avevano fatto nove morti. La risposta del generale sul
campo di battaglia fu immediata, l’annientamento del vicino villaggio di
Domenikon il giorno 16, dove molti militi italiani si erano fidanzati, e
all’una di notte del 17 la fucilazione di tutti i maschi del paese sopra i 14
anni. Alla rinfusa, però, non individualmente come fece il crudele Kappler. In
una mezz’oretta tutto era finito.
Globočnik – Il
comandante delle SS e della Polizia a Trieste durante l’occupazione tedesca, personaggio
romanzesco, tale è la perversione, era uno sloveno di Trieste, Odilo Lotario di nome. Figura come generale e politico
austriaco, essendo nato nel 1904, ma è cresciuto come triestino di nazionalità
slovena. Suicida a fine guerra, morirà di soli 41 anni, ma con un record enorme
di misfatti.
Divenuto famoso
come “boia di Lublino”, dove era già capo locale delle SS e della Polizia, per la
liquidazione del ghetto della città polacca, nel quale erano stati rinchiusi 40
mila ebrei, in soli tre giorni, 9-11 novembre 1942, aveva poi organizzato alcuni
fra i maggiori campi di sterminio nei territori occupati in Polonia, Belzec,
Sobibór e Treblinka. Era stato nominato Gauleiter di Vienna nel 1938,
all’Anschluss, l’annessione dell’Austria ala Germania – presto sospeso, dopo
otto mesi, perché si era arricchito troppo.
Alla caduta di Mussolini fu trasferito dal Governatorato Generale (Polonia) a Trieste – che sarà la prima città a essere occupata dai tedeschi, già il nove settembre 1943, il giorno dopo l’armistizio di Cassibile. Creò anche a Trieste un campo di concentramento, Risiera di San Sabba, con forno crematorio. Si suiciderà col metodo regolamentare dei capi nazisti, la capsula di cianuro. Subito dopo essere stato catturato, il 31 maggio 1945, in Carinzia dove si era rifugiato, da un reparto inglese del Quarto Regimento degli Ussari della Regina.
Terrorismo - Ha tradizione in Italia, praticata dai “carbonari” (materia di
almeno un racconto di Stevenson, “Il padiglione sulle dune”, in cui figure
sinistre di carbonari si aggirano per la Scozia in cerca del finanziere che si
è appropriato del loro “tesoro”), prima che dagli anarchici. L’insorgenza
terroristica in Italia negli anni 1970-80 avviene dopo la pubblicazione, nel
1968, sula pubblicazione di una raccolta di scritti, lettere, estratti di
Mazzini, di tecniche insurrezionali e strategie di attacco, che si poteva
intitolare “La guerra per bande”.
La “guerra per bande” Mazzini vi dice “guerra che schiudendo una via d’opere e di
fama a qualunque si senta potente a fare costituendo in certo modo ogni uomo
creatore e re della propria sfera, suscitando in mille guise l’emulazione fra
paese e paese distretto e distretto, cittadino e cittadino, pone un campo alle
facoltà individuali, e sveglia alla mente l’indole nazionale”. Di più: “E
l’odio e la vendetta, turpi in sé, si convertono in santissimi affetti, quando
la vittima è il depredatore straniero. E senza quell’odio e quella vendetta non
acquisteremo mai la patria e la libertà”. Una guerra “che invece di esigere
educazione, scienza, materiali di campo e sommissione di schiavo, non richiede
che ardire, vigoria di braccio e di membra, conoscenza de’ luoghi astuzia e
prontezza”.
Il volume era stato approntato da Giuseppe Tramarollo, mazziniano
fin dagli studi universitari, repubblicano del Pri, Partito Repubblicano
Italiano. Di cui wikipedia ricorda che fu presidente della Società per la pace
e la giustizia universali, istituzione fondata dal Nobel italiano per la Pace
Teodoro Moneta. Presidente della Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo. E della
Unione democratica amici d’Israele. Vicepresidente della sezione italiana della Ligue internationale pour l’enseignement,
l’education et la culture populaire”. Consigliere della sezione
milanese della Sioi, Società italiana per l’organizzazione internazionale.
Ucraina
– Ci fu una
occupazione ucraina del Friuli nel 1944, la Repubblica cosacca del Friuli. Da
parte delle truppe ucraine inquadrate nella Wehrmacht, l’esercito tedesco di
occupazione – le memorie dei partigiani veneti e giuliani, specie “I piccoli
Maestri” di Luigi Meneghello, ricordano più ucraini che tedeschi nei
rastrellamenti. A seguito di una serie di successi dei gruppi partigiani in
Friuli – culmineranno il 26 settembre 1944 nella proclamazione della Repubblica
partigiana della Carnia - il comandante delle SS a Trieste, Odilo Globočnik,
mandò a luglio del 1944 a occupare il Friuli truppe e popolazioni ucraine. Nel
quadro di un proclama di Rosenberg, il ministro dei territori occupati, del 10
novembre 1943, che per fronteggiare l’avanzata dell’Armata Rossa prometteva
autonomia a tutti i cosacchi dell’Unione Sovietica, e al bisogno anche il
dominio di altrre parti d’Europa. In questo quadro Globočnik montò una
operazione “Ataman”, o “Kosaken in Norditalien”: il trasferimento in Friuli di
22 mila ucraini (novemila soldati, seimila anziani, quattromila familiari e
tremila bambini). Con l’aggiunta di quattromila “caucasici”. A mezzo di 50
treni militari. Al comando del generale Piortr Nikolaevič Krasnov, vecchio
artamano dei cosacchi del Don, ucraino – wikipedia lo presenta come scrittore russo,
ma in realtà fu uomo d’arme.
L’atamano Krasnov si stabilì a Verzegnis. Da dove fece subito
adottare festività e cerimoniali ucraini. Ribattezzò anche alcuni paesi: Alesso
divenne Novočerkassk, Cavazzo Krasnodar, Trasaghis Novorossijsk. Un “consiglio
cosacco” creò a Tolmezzo. Controllava anche le Valli del Natisone e le Valli
del Tofre. I suoi
uomini avevano la direttiva di rispettare i friulani, in quanto “tedeschi”, ma
non omisero ruberie, di galline e altri animali, nonché di qualche casa. E
presto dovettero avviarsi in ritirata: attraverso il passo di Monte Croce
Carnico passarono a Lienz, dove il 9 maggio si arresero agli inglesi. Dai quali
furono consegnati a Stalin, che li fece deportare – Krasnov fu impiccato in
quanto traditore, a un gancio di ferro (l’impiccagione che gli ucraini
riservavano ai partigiani catturati nei rastrellamenti).
astolfo@antiit.eu
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