La Nato si è subito tirata fuori dalla
guerra in Ucraina. Nella preparazione dell’attacco la propaganda russa ha fatto
molto caso dell’allargamento della Nato all’Ucraina. Ma senza fondamento.
La Nato su una frontiera enorme e
bene incuneata nella Russia come quella con l’Ucraina, sì, è una minaccia. Ma ci
sono dei limiti all’espansione della Nato, a Putin certamente noti. Di diritto,
negli statuti della stessa organizzazione. E di opportunità. Già negli assetti postbellici,
malgrado la virulenza della “guerra fredda”, paesi molto importanti hanno
scelto, in ambito occidentale, di restare fuori della Nato, la Svezia e la
Finlandia.
Ora la Nato è già alle frontiere
russe. Estonia e Lettonia sono entrate nella Nato ancora prima di entrare (fare
domanda di entrata) nell’Unione Europea. Quando invece ci ha provato la Georgia nel 2008
la Russia ha fatto in breve e in piccolo quanto si appresta a fare in Ucraina: ha
riconosciuto le due piccole repubbliche separatiste (che aveva creato), Abkhazia
e Ossezia del Sud. Ma questo avveniva –
limiti di diritto – mentre la Nato respingeva la candidatura della Georgia, e
dell’Ucraina, in ragione dei loro problemi interni: la Nato non può per statuto
accettare membri con guerre civili in corso.
Il problema, insomma, non è la
Nato.
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