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La violenza della legge
Si ripropone la scelta di riflessioni,
pubblicata cinque anni fa, di Simone Weil sulla “natura” violenta del potere,
come esercizio comunque della forza: “L’Iliade, o il poema della forza”, “L’ispirazione
occitana”, “Non ricominciamo la guerra di Troia. Assortita di una presentazione
di Mauro Bonazzi, l’antichista autore della “Piccola filosofia per tempi
agitati”. Sulla violenza non del potere dittatoriale, che la pratica
dichiaratamente, e per definizione, ma della legge – della democrazia
costituzionale, del giusto, del bene, della verità. Che anch’essa conclude alla
violenza.
Una riedizione che interviene nello
scontro sulle decisioni governative in materia di covid 19, di pandemia. In
chiave di contestazione dei dpcm, decreti dell’esecutivo non discussi né approvati
in Parlamento, con obblighi forzosi di notevole rilevanza. Pur senza dichiarare
lo stato d’emergenza. Come a dire l’emergenza continua – la stasis della
filosofia accademica - cara a Agamben, uno dei contestatori radicali dei dpcm:
una sorta di stato d’assedio permanente.
Mauro Bonazzi dice le ragioni della
riproposta nell’introduzione: “Non viviamo tempi facili. Ma forse non sono mai facili
i tempi in cui gli uomini vivono”. In rapporto ai bisogni, variati e variabili.
Agli eventi – la realtà - con cui confrontarsi permanentemente. E il rapporto
con gli altri - il “confronto con chi la pensa diversamente”.
“Non ricominciamo la guerra di Troia” è un breve
scritto alla vigilia della guerra nel 1939 - l’anno dopo “L’Iliade o il poema
della forza”. “L’ispirazione occitana” richiama il messaggio di Cristo:
riconoscere la forza, e rifiutarla - “Riconoscerla come unica sovrana di questo
mondo e rifiutarla con disgusto e disprezzo”. Simone Weil è qui già alla fase
ultima, del misticismo disincarnato.
Ne “L’Iliade”, il poema di fondazione dell’Occidente,
argomenta l’inconclusività della violenza, che pure si impone - “La forza
trasforma chiunque da essa venga toccato”: non è una soluzione, se non
distruttiva. Omero vi rappresenta non atti di eroismo, né l’imperscrutabilità
del divino, ma la Forza, che rovina chi ne usa e annienta chi la subisce. Senza magnanimità. Senza perdono. Per la forza del diritto.
Simone Weil, Il libro del potere,
Chiarelettere, pp. 128 € 10.
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