domenica 6 febbraio 2022

Letture - 480

letterautore

Autorialità – È recente, romantica. Con una data di nascita abbastanza precisa, attorno al 1840 (il diritto d’autore, informalmente riconosciuto ma alla bontà dello stampatore, diventa giuridico e internazionale con la convenzione Regno di Sardegna-Austria). Prima la pratica del riutilizzo o autoimprestito, o del prestito da altro autore, era comunissima. In musica, al teatro, e anche in poesia – il romanzo ancora non c’era. Poi passerà per superficialità, faciloneria, e anche plagio.
La riscrittura è ancora autoimprestito, che ha tormentato a lungo Manzoni – riprodotta per gioco da Arbasino, l’altro lombardo, di mondo, con “Fratelli d’Italia”.  
  
Castrati
– Nacquero e prosperarono, perché in teatro e in chiesa le donne non cantavano – il divieto fu imposto per editto da papa Sisto V nel 1588. Sul finire del Settecento, con la discesa di Napoleone in Italia, le cantanti poterono esibirsi in teatro - fra le prime Anna Guidarini a Jesi, nello Stato pontificio, soprano “semiserio, la bella madre di Gioachino “Rossini.
 
Ceronetti
- Il miglior lettore di Manzoni, per il manzoniano Sciascia (“Fuoco all’anima”, 110): “Ha scritto cose bellissime su Manzoni. Forse lui ha scritto sui Manzoni le cose più belle”.
 
Conan Doyle
– “Un avventuriero” lo dice ammirata Patricia Cornwell – a Persivale su “7”: Lo si pensa barbuto e posato come nella sua seconda vita, “dopo Sherlock Holmes”, stancamente dietro ai romanzi storici e a quelli fantastici. Mentre è, era stato, come dice Cornwell, “uno vero: la guerra anglo-boera, l’imbarco su una baleniera, la medicina”.   
 
Cristianesimo
– “La disgregazione della massa lenta del cristianesimo è iniziata nell’istante in cui la fede nell’aldilà cominciò a corrompersi”, Elias Canetti, “Massa e potere”, 50. Così sessant’anni fa, 1960, in un’opera cominciata trentotto anni prima, nel 1922. Profezia? Maldicenza ebraica?
 
Ecobusiness
– A Giulio Nascimbeni che gli chiedeva di una sua poesia (“….quando da secoli gli atomi di questo mio vecchio corpo\ turbineranno sciolti nei vortici dell’universo\ o rivivranno in un’aquila, in una fanciulla, in un fiore…) se non pensasse a “forme di reincarnazione” (“Corriere della sera”, 28 ottobre 1984, ora in “Conversazioni e interviste. 1963-1987”), Primo Levi risponde reciso: “Non penso a niente di metafisico. È un’idea vecchia come il mondo. C’è in Pitagora, in Lucrezio. Del resto, i padri della chimica del secolo scorso ci hanno insegnato che l’ossigeno che respiriamo viene dalle piante, e la sostanza delle piante, il legno, viene dall’anidride carbonica che noi tutti e tutti gli altri animali emettiamo durante la vita e dopo la morte”.
 
Falso-falsario – È il romanziere secondo Primo Levi. Che a Giorgio De Rienzo, “Lavorare piace”, in “Famiglia cristiana”, 21 gennaio 1979, spiegava di Faussone, l’operaio montatore protagonista del suo “La chiave a stella”: “Faussone non esiste, è una mia completa invenzione.  Le sue avventure le ho tratte da relazioni tecniche, lette in riviste specializzate. Ho serpre raccontato in passato cose autentiche”, riferendosi a “Se questo è un uomo”, “La tregua”, “con questo libro sono diventato invece un falsario”.
Faussone, invece, il personaggio inventato, esisteva realmente, Levi lo ha incontrato, spiega in un’intervista nel 1983 (ora in “Conversazioni e interviste. 1963-1987”): “Faussone esiste davvero, e fa davvero il montatore. Non lo avrei mai creduto, inventando questo cognome un po’ ridicolo (Faussone può significare falso come ci si aspetta da un piemontese, o anche una grossa falce, «faussôn» in piemontese)”. Invece, al termine di una conferenza cui era stato invitato a S. Mauro Torinese, “un elegante giovanotto, in puro accento piemontese”, gli si presenta come Faussone. E gli domanda: “«Indovini che mestiere faccio» e io: «Farà il montatore». «Propì parèi», proprio così”.
Il vero Faussone si rifiuta di partecipare a una trasmissione tv cui lo scrittore, che vi era invitato per presentare il libro, pensa subito di convogliarlo: “Si rifiutò, dicendo testualmente che non era una cosa seria, mentre lui faceva un mestiere serio”.
 
Femminismo – “Insieme al gruppo di attrici di ‘Le amiche’, Lucia Bosé, Jeanne Moreau e Monica Vitti, Antonioni impose personaggi femminili di straordinaria modernità, ed è un paradosso dei nostri tempi che il cinema italiano di ieri, in un’epoca molto maschilista, narrasse personaggi femminili formidabili (resi da Anna Magnani, Silvana Mangano, Eleonora Fossi Drago, la Bosé, la stessa Alida Valli….). Mentre il cinema degli ultimi decenni, nonostante le battaglie e le conquiste del femminismo, sembra incapace di individuarli e affrontarli”. Nonostante le molte regie femminili, anche. Goffredo Fofi dimentica Sofia Loren, Cardinale, Sandrelli e qualche altra, ma per il resto è perfetto, nel suo necrologio di Monica Vitti, sul “Sole 24 Ore Domenica”.
 
Manzoni – È stato uomo di mondo, prima che moralista - non a suo agio, evidentemente. È stato poeta e drammaturgo rima che romanziere. E storico, non solo della peste, la monaca di Monza, e la colonna infame, anche dei Longobardi, e della rivoluzione francese. La sua “Storia incompiuta della rivoluzione francese” si può dire la più compiuta, avendo anticipato la revisione critica che si è avuta trent’anni fa, in occasione del secondo centenario. È anche filosofo: i suoi saggi morali e politici sono sempre leggibili. 
 
Non ha umorismo, è ironico, spiega Sciascia, “Fuoco all’anima”, 109 – in un ritratto a specchio? Essendo di formazione illuministica, non si consentiva “il capovolgimento umoristico”: “Il razionalismo genera sempre il distacco dell’ironia”.
 
Molière – “Un monumento d’ironia”, più che di umorismo, di comicità – Sciascia, “Fuoco all’anima”, 108.
 
Nuove divinità – Maurizio Crosetti si è fatto su “la Repubblica” un suo contro-festival di Sanremo, al “Don Orione”, a pochi metri dall’Ariston. Che conclude così: “Prima di cominciare con le canzoni, dal palco e dalla platea s’è levato un lungo applauso. Non a Mattarella, quasi. A Dio”.
 
Poesia – C’era prima (del discorso, del racconto, della storia) e ci sarà dopo: alla domanda, che gli veniva rivolta nel 1972, se la poesia è ancora attuale, Primo Levi rispondeva di no, basandosi sulla semplice osservazione che poeti innovativi, Quasimodo, Ungaretti, Montale, “sono compresi e amati anche da lettori immaturi, quali sono forzatamente gli studenti delle medie inferiori”. Non è strano però, aggiungeva, “perché la poesia è una misteriosa necessità di tutti i tempi, di tutte le età e di tutte le civiltà umane: un linguaggio pregnante, naturale e artificioso insieme, le cui origini”, concludeva vichianamente, “sono più antiche di quelle della prosa”  
 
Postumano – La direttrice della Biennale d’arte di Venezia, Cecilia Alemanni, dove quest’anno la partecipazione femminile di sua scelta è l’82 per cento del totale, si difende dall’ovvia accusa di sessismo femminista: “Il tema è il postumano”. Sono le donne postumane? Ossessionate dal postumano? Ma nel senso che sono umane, o che? 
 

letterautore@antiit.eu

Nessun commento:

Posta un commento