Se la sinistra è di destra
Si
celebra Mani Pulite, che ha aperto un’autostrada al populismo di destra,
tuttora dilagante nel Paese, avendo terremotato la cosiddetta prima Repubblica,
cioè i partiti storici, con radici nell’opinione e nel paese,
prevalentemente di sinistra, come se fosse una rivoluzione, e cioè di sinistra.
E la cosa sarebbe buffa, se non fosse allarmante: che sinistra è questa, che
celebra Mani Pulite?
La
sinistra in Italia non solo non fa mai autocoscienza, ma continua a ritenersi
con piena coscienza la parte buona del paese, lo schieramento di chi è onesto,
bravo, buono, paga le tasse e aiuta i poveri. Che potrebbe andare bene come
petizione, anche se con correzioni – la sinistra è impegnata sul sociale, la destra
bada ai suoi interessi, e questo non è simpatico ma non porta dritto
all’inferno. La petizione però si scontra con la realtà. Sono di sinistra i
giornali di sinistra? tutti di padroni, bene assestati sui loro interessi, e
molto manovrieri, se non calunniosi. È (era) di sinistra il ministro (Visco)
che aumenta(va) le tasse dei poveri, dieci euro qua, quindici là, facendosi
inviare fax – dai luoghi di lavoro – che inneggia(va)no agli aumenti, e studi
che proclama(va)no felici i pagatori di tasse? È di sinistra il gossip?
pettegolezzo calunnioso che in Italia si esercita non sulle questioni di letto
e di corna, che non hanno mai fatto male a nessuno, ma sulla e contro la
politica. Che cosa resta a sinistra se non la politica, quali altre armi ha?
È di
sinistra la questione morale? La questione morale è
la questione morale. Storicamente, come viene applicata. Col dimezzamento del
valore dei salari per l’inflazione negli anni del compromesso storico - con
Andreotti al comando…. Con la successiva appropriazione a prezzo vile
dell’immenso patrimonio dello Stato – una seconda manomorta – in ossequio alle
appena scoperte “leggi di mercato” (leggi di mercato?). Una giustizia penale
discriminatoria – dichiaratamente, orgogliosamente. E la politica cancellata a
favore di un’opinione pubblica padronale. Che questa questione morale ha
presentato e presenta come rivoluzionaria.
Che ciò sia stato possibile – che una questione morale così
velenosa sia stata possibile - è la tragica eredità di Berlinguer, leader
mediocre, e forse luciferino, che il Partito portò alla sconfitta ed è invece
la massima icona del popolo degli onesti-belli-e-buoni. La questione morale è
di destra. È un regolamento di conti – una guerra per bande nel gergo di mafia.
E come tutto viene dall’America, l’“etica negli affari”, il grande imbroglio
degli ultimi quaranta anni, del reaganismo, del thatcherismo.
C’è anche
la solita questione morale italiana, quella del deputato repubblicano Nasi, il
quale, insegnava Spadolini, fu condannato a undici mesi per appropriazione di
una sedia, da coloro che dieci anni prima avevano impunemente saccheggiato la
Banca Romana, allora la più grande. Storia che si può raccontare anche in
questi termini – la storia in Italia non è mai esplicita: Nunzio Nasi era un
duro, era stato ministro di Pelloux, ma quando si apprestava a diventare capo
della massoneria fu condannato per la sedia.
In
termini attuali, come arma politica, la questione morale è sempre quella messa
in opera dai Democratici Usa per rimuovere con ignominia Nixon, che i
belli-e-buoni del grande capitale non sopportavano più. I Democratici di John e Robert Kennedy, che avevano infangato gli Usa
nel Vietnam, e più volte avevano tentato di uccidere Castro, anche di persona.
E ora non sanno come affogare Trump – ci provano col colpo di Stato, dopo
averci provato con le attricette e con le tasse.
Non c’è in America l’autonomia del politico (bel tema, per un
nuovo Max Weber), non ci può essere. Con l’effetto, dopo un lungo esercizio di
questione morale, e codici etici garibaldinamente adottati in ogni impresa, di
una serie di truffe impensabili se non fossero accadute: prima quelle di Enron,
Cisco&co., poi di Madoff, delle dot.com, dei mutui sub-prime, ora della
follia bitcoin-Nft (non-fungible-token), e delle superquotazioni di Tesla e dei
cinque dell’apocalisse digitale, Amazon, Apple, Facebook, Google, Microsoft.
In Italia la cosa è di minori dimensioni - esclusa Parmalat, che
resterà nell’empireo della malversazione. Ma è saldamente ancorata come un
tumore nella sinistra politica, di cui sono stati o sono eroi i maggiori
speculatori, con Parmalat, Cirio, Tiscali, CdbWebTech: Tanzi, il misirizzi
Cragnotti, l’uomo che sempre ha dato fiducia alle banche, De Benedetti nelle
sue tantissime incarnazioni (CdbWebTech è stata l’ultima di una serie: Fiat,
Ambrosiano, Buitoni-Sme, Société Générale de Belgique, Olivetti per due-tre
volte, Omnitel-Mannesmann), Soru. C’è chi, dopo venti anni, ancora non s’è
ripreso da Tiscali a cento euro.
La
sinistra può trarne beneficio qui e là, questo o quello spezzone della
sinistra, ma non la verità, e quindi la sinistra nel suo complesso, come
opinione e come movimento. I magistrati di sinistra in particolare ne traggono
beneficio per la carriera e la notorietà, ospiti in tv, dalle dame e ai
convegni, celebrati, perfino osannati, nuovi divi. Dai grandi giornali dei
grandi padroni.
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