zeulig
Giustizia – Comincia dal “Libro
di Giobbe”, il giusto oppresso dall’ingiustizia – c’è migliore giudice di Dio?
Linguaggio – Borges lo vuole
“rigido – “l’universo è fluido e mutevole; il linguaggio, rigido”, “Epilogo”, a
“Storia della notte”. Dopo avere appena detto che “un volume di versi altro non
è che una successione di esercizi di magia”.
Matricidio – “Il parricidio”,
nota Umberto Saba in una delle “Scorciatoie”, “è nella natura dell’uomo, una
delle condizioni del suo progresso. Il matricidio è un’altra cosa. E lo seguono
le furie di Oreste”, imperdonabile cioè. Il poeta soffriva personalmente il
trauma dell’abbandono materno alla nascita - non riconosciuto dal padre, fu
lasciato dalla madre per i primi anni a una balia (da lei, Peppa Sabaz, prenderà il nome da poeta): il tema del matricidio lo
ossessionerà lungamente, attraverso psicoterapie prolungate. Ma è vero, il
matricidio, o l’infanticidio a opera della madre, che obbligatoriamente (mater
semper certa) è più diffuso del parricidio, è tema quasi desueto – se non
nella tragedia, classica.
Natura – Ritorna periodicamente
sotto vesti ireniche, e salvifiche. Di più, morali, e di pedagogia etica –
Woodsworth, Thoreau. Implicite – non a Darwin – nella “selezione naturale”,
come motore di ricerca e sviluppo. Saggia, perfino umana.
La bontà della
natura è un mito seducente, ma una forma di consolazione. Che fa torto alla natura.
La quale è ben altrimenti aggressiva, trasgressiva, attiva, perfino agitata.
Creativa per essere convulsionaria
Opinione Pubblica -
L’opinione
pubblica è das Ding, la Cosa, o das Man, l’impersonale “si”, per Heidegger,
“Essere e tempo”, §§ 26 e27, che ha la funzione di celare la realtà e
d’impedire il manifestarsi del pensiero.
Stendhal
denunciava, poco meno di due secoli fa, “l’oscurità e l’enfasi” dei “giornali
dell’industrialismo”. Nulla è cambiato.
Psicoanalisi – Lascia fuori la maggior parte dei focolai
di traumi infantili, e delle forme di rimozione, tropo adagiata sui casi studiati
da Freud, che non può avere analizzato tutti i traumi, ancorché ricorrenti –
troppo ancorata alle ricerche (al tipo di ricerche) che Freud personalmente ha
sviluppo, ai temi e ai campi di indagine da lui individuati. Il conflitto
madre-figlia, il tema più diffuso e pertinente della psicoterapia – nonché della
narrazione al femminile (non senza qualche approccio maschile) - ne è fuori.
La scrittrice americana Lucia Berlin nel
racconto “Stelle e santi” ne individua un altro, oggi al fronte nel dibattito
pedagogico e sociologico: il bullismo, tra bambini, alla scuola materna, e
ragazzi, fino anche ai vent’anni, maschile e femminile: “Gli
psichiatri si concentrano interamente troppo sulla scena primaria e la
deprivazione pre-edipica e ignorano i traumi dei bambini della scuola
elementare e diverse, che sono crudeli e spietati”.
Wannsee – Non si trova, quest’anno come a ogni ricorebnza (ma ormai non
si trova più, gli archivi del Terzo Reich sono pure bruciati), il verbale dello
sterminio degli ebrei, della “Soluzione finale”. O della questione se Hitler
sapesse, che non era presente alla riunione (John Irving è storico per aver
posto il quesito – come se in Germania qualcosa si decidesse all’insaputa di
Hitler). Questo alimenta la pubblicistica: fu vero sterminio? Perché, cos’altro
fu?
Non c’è il verbale, si può dire, anche perché la filosofia tedesca è terminale: fine della metafisica, Kant, fine
della storia, Hegel, fine della filosofia, Nietzsche, fine del linguaggio,
Heidegger. Il sottile Heidegger, che al Wannsee certo non c’era, nemmeno lui, s’intestardì
in arzigogoli sulla razza e il popolo.
L’Olocausto, malgrado la filosofia, fu freddo. E non è
irripetibile, anzi si riproduce. L’Olocausto fu l’annientamento deliberato
degli ebrei. Con lo sterminio e la schiavitù. In questo aspetto era esteso ai
paesi ostili, la Russia, l’Italia dopo l’8 settembre. Si è riprodotto nei gulag e i laogai, i campi di lavoro comunisti che hanno sfruttato milioni di
persone, molti comunisti, fino alla morte. Mentre lo schiavismo etnico si riproduce
nelle politiche europee dell’immigrazione, che sono non politiche, per tenere
gli immigrati fuori della protezione legale. I forni crematori saranno stati
un’alternativa tecnica all’impossibile sepoltura e alla cremazione individuale
- anche
se erano “industria insalubre di prima classe” già per la legge di Mussolini,
nel 1934. Ma l’Olocausto è sterminio nelle camere a gas,
per gli inetti al lavoro, e negli Einsatzkommandos. Una soluzione
impossibile nel quadro d’una soluzione possibile – immaginabile, ripetuta,
costante.
Il genocidio è rivoluzionario, si sa anche se non si dice: un
genocidio vero e proprio, con leggi, bolli e sigilli, fu deciso dalla
Rivoluzione contro i vandeani, “razza maledetta”, agli atti nella storia che
non si legge, a parte Manzoni e Babeuf. La colpa, insomma, è come dire che è
della cucina, Nietzsche che l’ha detto avrebbe ragione ancora una volta -
Nietzsche lo stabilisce in Ecce Homo, della “minestra prima del pranzo”, barbarie che a
Venezia già nel Cinquecento si diceva “alla tedesca”, della “carne bollita
all’eccesso”, delle “verdure cucinate grasse e farinose”, dei “dolci degenerati
in fermacarte”, e del bisogno smodato di bere dopo il pasto, Fritz lo dice al
capitolo “Quanto sono dritto”, paragrafo 1.
Se non che c’è lo sterminio organizzato, dei mediocri Eichmann, Stangl,
Höss, e c’è la volenterosa persecuzione dei semplici. Non solo tedesca, va
aggiunto, anche austriaca, anche francese e slava, di uomini e donne che non si
davano pace finché le SS non li liberavano del vicino ebreo.
zeulig@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento