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Un monumento a Putin
Quando gli Alleati a Yalta si complimentarono
con Stalin per essere entrato vittorioso a Berlino, Stalin bofonchiò senza
ironia: “Lo zar Alessandro entrò a Parigi”. Il dittatore repubblicano e lo zar
una cosa sola sono. Il popolo russo ha un’alta concezione della Russia, per avere
sconfitto Hitler, nel momento del trionfo di Hitler, nel 1942, e Napoleone –
che molti tengono in grande considerazione, ma chissà perché voleva sottomettere
la Russia. Della Russia europea, e potenza europea, quale è stata per settant’anni
col sovietismo.
Biden, che da vice di Obama era
sarcasticamente contrario alle guerre americane in Medio Oriente, Libia compresa,
e da presidente ha abbandonato ignominiosamente l’Afghanistan, ora vuole la
Nato sul piede di guerra a difesa dell’Ucraina. Ma non prepara la guerra contro
la Russia per tale eventualità. Né la preparano i due leader europei che più si
agitano, tra Kiev e Mosca, Johnson e Macron. E non si sa che pensare.
La Nato contro la Russia sembra impensabile.
E saranno vere le foto dei piani di Putin che la Cia ci manda ogni giorno? Prima ci mandava i fotomodelli della guardia ucraina, in genere prospere bionde. O Biden
non avrà aperto il fronte Ucraina per tenere sotto controllo l’Europa - a partire dal Nord Stream 2, il gas in Europa senza Ucraina di mezzo?
È comunque vero che Biden, Johnson
e Macron sono in crisi politica e di popolarità. I due europei anche a rischio
posto.
Restano Putin e la Russia. Che
vogliono? Che fanno? Non si sa: i diplomatici non sanno, i giornalisti non capiscono,
le spie tacciono. Per ora, in Russia, è come se Biden avesse eretto un monumento
a Putin. Che nessuno più contesta, né i vecchi comunisti né i liberali – Navalnyi
sta zitto in prigione: la patria è in armi contro i “nazisti di Kiev”.
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