Amarcord del comunismo in Emilia
Un
com’eravamo nostalgico, in puro emiliano, quale è Vendemmiati, documentarista
premiato, e quali erano e sono quelli
del Canzoniere delle Lame, gli imperdibili dei festival dell’Unità. Dei festival
in Emilia, e in un paio di eccezionali trasferte, a Berlino Est per un festival
della Gioventù comunista, e a Reggio Calabria e Rosarno per (contro) “Reggio
Capitale”. Con materiale di archivio (fotografie, riprese amatoriali, la tv
tedesca) e coni ricordi dei superstiti. Janna Cairoti, una delle due fondatrici
del complesso (la sua mamma faceva da impresario: prendeva gli appuntamenti e
regolava il calendario), anima la rievocazione con una eccezionale verve
narrativa. Guidata da Giacomo Gelati, “Jack”, di “Le altre di B”, e col contrappunto
di Alberto Cazzola, “Albi”, di “Lo Stato sociale”, per far vedere come è
cambiata la scena musicale – si fa rap, in inglese.
Il
repertorio delle Lame erano le canzoni di protesta, politica o sindacale, e
testi che s’inventavano lì per lì, in piazza, per questa o quella causa – per le
lavoratrici della “Perla”, contro i “boia chi molla”. Contro Almirante, il
segretario del Msi, che in viaggio
sull’A 1 si era fermato al “Cantagallo”, ma non poté fare benzina né consumare
niente perché i dipendenti si rifiutarono di servirlo.
Una
produzione “incitatoria”, è prassi ora definirla. Sui temi politici del momento
(papa Woytiła, gli scioperi, i governi). Raccontati con semplicità, fino all’‘80-‘82,
quando il Gruppo non si sente più in sintonia col Partito, e con se stesso, e
si scioglie. E molto sentimentale. Le canzoni non resistono, ma l’esperienza
del piccolo Gruppo si racconta affascinante, del modo di essere comunisti negli anni 1960-1970 – in
Emilia-Romagna.
Filippo
Vendemmiati, Gli anni che cantano, Sky Arte
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