venerdì 11 marzo 2022

Chi era Pasolini 4

Artificiosa è la disperazione, in questa morte pure efferata, san Sebastiano di borgata. La disperazione del sesso, non solo per il climaterio, l’ansia della perdita. Il luogo della morte è un non luogo, rifiuti e terra marcia, remoto. Il corpo sfregiato l’ha trovato all’alba una signora Lollobrigida, Maria Teresa. È il set d’un assassinio, di odio e paura. Avendo smarrito la vena comica, la lievità d’animo che è il segno certo di Dio, spento il fuoco e la luce, pure quella fatua, filamentosa, la baluginante fosforescenza delle lucciole. Incattivito con sé stesso, dicono gli editori, negli ultimi inediti. In “Bestia da stile”, che ha riscritto più volte fino a due giorni prima, l’aveva deciso: “Voglio morire di umiliazione, voglio che mi ritrovino col sesso di fuori”. Era questa per lui la giusta immagine di sé, oscena. Che aveva riproposto in “Salò-Sade” e voleva moltiplicare nel film che annunciava della fine del mondo, “Porno-Teo-Kolossal” – di cui lascerà traccia nell’abbozzo di romanzo intitolato “Petrolio”. Amante nella deiezione, vittima schizofrenica d’un impulso iterativo, autopunitivo, all’aperto, in gruppo, solo con maschi poveri, sempre più numerosi ma ognuno una volta sola, che forse sono immaginari ed è pure peggio. Giusto per rinfocolare la vergogna.
La sua oscenità e la dissolutezza, anche in “Salò-Sade”, il film inguardabile, sono decadenti - attardate di qualche secolo, è un secolo che si usava l’orinale nel comodino? Se non sono il passato che non passa: il poeta fu vero giovane fascista, andava ai campeggi della Milizia e ai congressi a Weimar, aspirando alla nobiltà dell’eroismo. Nel Partito ha cercato il padre che non ha avuto – la famiglia è il padre. Anche a costo di farsene sicofante, come già il padre naturale col fascismo, Carlo Alberto, che andava per la Bassa a denunciare comunisti, e si presentò volontario, falso, testimone contro Zamboni, il presunto attentatore di Mussolini, che affermava anzi di avere personalmente immobilizzato – per darlo ai linciatori? Non si passa impuni da questa ricerca, il poeta il padre lo cercava nel fascismo.
È stato il padre che rifiutava, dispotico, fascista. Contro gli studenti nel ‘68 e contro tutti: i lettori, che imboniva di retorica, gli amanti, che voleva bruti, la politica, la destra pretendendo d’imporre alla sinistra, e alla fine sé stesso. Non una vittima, il poeta come Kavafis sapeva, che cantava “la diversità che mi fece stupendo”. O la leaderistica sarà stata il segno del tempo, “privo d’ironia”, che il poeta vantava, una pace prolungata si alimenta di minute inquietudini, infantili trasgressioni, si direbbe dannunziane in piccolo in ritardo - ma bisognerebbe sapere chi era D’Annunzio, che non avrebbe detto: “Amo la mia pazzia di acqua e assenzio,\ amo il mio giallo viso di ragazzo,\ le innocenze che fingo e l’isterismo\ che celo nell’eresia o lo scisma\ del mio gergo, amo la mia colpa”.        
(continua)

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