Era ieri, il giorno prima
A dicembre Mosca propone a Washington e alla Nato le sue richieste
di sicurezza in Europa, sostanzialmente la fine dell’allargamento della Nato.
Stati Uniti e Nato hanno risposto a gennaio, con due distinte missive, confidate
al quotidiano spagnolo “El Paìs”. La Nato non rinuncia alla politica della “porta
aperta”, per cui ogni paese è libero di aderire all’alleanza. Gli Stati Uniti
si dicono disposti a discutere il controllo reciproco degli armamenti e propongono
iniziative di trasparenza su installazioni e manovre militari, in un quadro di “sicurezza
indivisibile” (un paese non può avvantaggiarsi militarmente a spese della controparte
– delle altre parti aderenti all’accordo).
Si discute, tra gennaio e febbraio, di “finlandizzazione” dell’Ucraina.
Il 10 febbraio il “Financial Times” londinese prospetta nel suo editoriale una
Ucraina “neutrale”, pur sconsigliando il termine “finlandizzazione”, che evoca la
guerra fredda e una imposizione da parte della Mosca di Stalin.
Il 19 gennaio Macron ha indirizzato il Parlamento europeo,
avocando “un riarmo strategico della nostra Europa come potenza di pace ed equilibrio, in
particolare nel dialogo con la Russia”. Proponendo “un progetto europeo per un
nuovo ordine di sicurezza e stabilità”. Secondo questo iter: “Dobbiamo costruirlo
tra europei, poi condividerlo con i nostri alleati nell’ambito della Nato, e in
seguito proporlo alla Russia per una trattativa”.
Il 20 gennaio il “Financial Times” apre così la prima pagina: “Il piano
di Macron per il negoziato con la Russia mette in pericolo l’appello degli Stati
Uniti all’unità”. Che però non c’era stato.
È la Germania che con più forza e più a lungo ha resistito alle
nuove sanzioni contro la Russia. Per la decisa contrarietà del partito di opposizione,
la Cdu-Csu, i cristiano-democratici. Ancora il 20 gennaio il presidente della
Cdu, Friedrich Merz, si diceva contrario all’esclusione della Russia dal sistema
di pagamenti bancario Swift. Il 22 gennaio il presidente della Csu e della Baviera,
Markus Söder, dichiarava la Russia “un partner difficile ma non nemico dell’Europa”,
si opponeva a nuove sanzioni, di qualsiasi tipo, e escludeva “per molto tempo
ancora” l’allargamento della Nato all’Ucraina.
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