mercoledì 16 marzo 2022

Era ieri, il giorno prima

A dicembre Mosca propone a Washington e alla Nato le sue richieste di sicurezza in Europa, sostanzialmente la fine dell’allargamento della Nato. Stati Uniti e Nato hanno risposto a gennaio, con due distinte missive, confidate al quotidiano spagnolo “El Paìs”. La Nato non rinuncia alla politica della “porta aperta”, per cui ogni paese è libero di aderire all’alleanza. Gli Stati Uniti si dicono disposti a discutere il controllo reciproco degli armamenti e propongono iniziative di trasparenza su installazioni e manovre militari, in un quadro di “sicurezza indivisibile” (un paese non può avvantaggiarsi militarmente a spese della controparte – delle altre parti aderenti all’accordo).
Si discute, tra gennaio e febbraio, di “finlandizzazione” dell’Ucraina. Il 10 febbraio il “Financial Times” londinese prospetta nel suo editoriale una Ucraina “neutrale”, pur sconsigliando il termine “finlandizzazione”, che evoca la guerra fredda e una imposizione da parte della Mosca di Stalin.
Il 19 gennaio Macron ha indirizzato il Parlamento europeo, avocando “un riarmo strategico della nostra Europa  come potenza di pace ed equilibrio, in particolare nel dialogo con la Russia”. Proponendo “un progetto europeo per un nuovo ordine di sicurezza e stabilità”. Secondo questo iter: “Dobbiamo costruirlo tra europei, poi condividerlo con i nostri alleati nell’ambito della Nato, e in seguito proporlo alla Russia per una trattativa”.    
Il 20 gennaio il “Financial Times” apre così la prima pagina: “Il piano di Macron per il negoziato con la Russia mette in pericolo l’appello degli Stati Uniti all’unità”. Che però non c’era stato.
È la Germania che con più forza e più a lungo ha resistito alle nuove sanzioni contro la Russia. Per la decisa contrarietà del partito di opposizione, la Cdu-Csu, i cristiano-democratici. Ancora il 20 gennaio il presidente della Cdu, Friedrich Merz, si diceva contrario all’esclusione della Russia dal sistema di pagamenti bancario Swift. Il 22 gennaio il presidente della Csu e della Baviera, Markus Söder, dichiarava la Russia “un partner difficile ma non nemico dell’Europa”, si opponeva a nuove sanzioni, di qualsiasi tipo, e escludeva “per molto tempo ancora” l’allargamento della Nato all’Ucraina.

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