martedì 15 marzo 2022

Era ieri

La base militare di Yavoriv, bombardata dai russi sabato, è stata creata in Ucraina, alla frontiera con la Polonia, per forze Nato in missione di addestramento: britanniche, canadesi, americane, e dei paesi europei legati agli Stati Uniti, Olanda, Polonia, Lettonia. È l’esito dell’iniziativa unilaterale, intrapresa nel 2008 dalla presidenza Bush jr a fine mandato, sull’onda della prima spallata antirussa con la “primavera” di piazza del 2004, senza il coordinamento con i paesi europei, di aprire la Nato all’adesione dell’Ucraina.
La “dottrina Macron”, novembre 2020, prospettava un “negoziato strategico” con la Russia, nel quadro di una autonomia strategica dell’Europa – pur entro l’Alleanza atlantica. Il presupposto della “dottrina”, poi condiviso dalla Germania di Scholz, è che la sicurezza dell’Unione Europea non può aversi senza la sicurezza della Russia.
Nel quadro dell’allineamento della Germania sulla “dottrina Macron”, il capo della Marina tedesca, viceammiraglio Kay-Achim Schönbach, è stato dimesso a fine gennaio per avere sostenuto in una conferenza pubblica che la Ue si deve accordare con la Russia perché il vero nemico è la Cina. Subito poi Scholz ha costretto alle dimissioni anche la direttrice, da lui stesso nominata, del Dgap (Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik), il consiglio tedesco per le relazioni estere, Kathrin Cluever Ashbruck: aveva chiesto il rigetto del trattato Cai (Comprehensive Agreement on Investments) voluto da Merkel a fine 2020 tra Ue e Cina, e una presa di posizione decisa del governo tedesco tra Russia e Cina, cioè pro Russia.  Entrambe le prese di posizioni si interpretarono come di espressione atlantista: ancora a gennaio si sottovalutava il “rischio Russia” - il “nemico” era quello di Trump, la Cina (ma subito dopo il cancelliere Scholz varava il riamo tedesco, portando la spesa militare al 2 per cento del pil, come richiesto da tempo dagli Stati Uniti).
Il 4 febbraio Putin a Pechino per l’Olimpiade invernale firmava col presidente Xi un “documento delle 5.000 parole”. Molto propagandato dai media cinesi, il “documento” parte dal principio di “una sola Cina” (contro Taiwan), e promuove “una nuova era” nei rapporti internazionali, segnata dalla piena legittimità, costituzionale e politica, dei rispettivi regimi, e da condizioni economiche di assoluta parità tra tutti gli Stati. La “nuova era” è la parola d’ordine del presidente cinese Xi da cinque anni a questa parte, dal 19mo congresso del partito Comunista Cinese.
Al vertice Quad (Quadrilateral Security Dialogue) del’11 febbraio, il forum di consultazione anticinese tra Stati Uniti, Australia, India e Giappone, il ministro degli Esteri indiano ha indicato come interesse preminente dell’associazione, sulla questione ucraina, la “cooperazione” e non il “confronto” con la Russia – alleato tradizionale di fatto dell’India nei confronti del Pakistan e della Cina. L’agenzia giapponese Nikkei, proprietaria del “Financial Times” londinese, ha criticato nell’occasione come “un pasticcio strategico” l’esposizione degli Stati Uniti su due fronti, contro la Cina e contro la Russia.

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