Era ieri
La base militare di Yavoriv, bombardata dai russi sabato, è stata
creata in Ucraina, alla frontiera con la Polonia, per forze Nato in missione di
addestramento: britanniche, canadesi, americane, e dei paesi europei legati
agli Stati Uniti, Olanda, Polonia, Lettonia. È l’esito dell’iniziativa unilaterale,
intrapresa nel 2008 dalla presidenza Bush jr a fine mandato, sull’onda della
prima spallata antirussa con la “primavera” di piazza del 2004, senza il coordinamento
con i paesi europei, di aprire la Nato all’adesione dell’Ucraina.
La “dottrina Macron”, novembre 2020, prospettava un “negoziato
strategico” con la Russia, nel quadro di una autonomia strategica dell’Europa –
pur entro l’Alleanza atlantica. Il presupposto della “dottrina”, poi condiviso
dalla Germania di Scholz, è che la sicurezza dell’Unione Europea non può aversi
senza la sicurezza della Russia.
Nel quadro dell’allineamento della Germania sulla “dottrina Macron”,
il capo della Marina tedesca, viceammiraglio Kay-Achim Schönbach, è stato dimesso
a fine gennaio per avere sostenuto in una conferenza pubblica che la Ue si deve
accordare con la Russia perché il vero nemico è la Cina. Subito poi Scholz ha
costretto alle dimissioni anche la direttrice, da lui stesso nominata, del Dgap
(Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik), il consiglio tedesco per le
relazioni estere, Kathrin Cluever Ashbruck: aveva chiesto il rigetto del trattato Cai (Comprehensive Agreement
on Investments) voluto da Merkel a fine 2020 tra Ue e Cina, e una presa di
posizione decisa del governo tedesco tra Russia e Cina, cioè pro Russia. Entrambe le prese di posizioni si interpretarono
come di espressione atlantista: ancora a gennaio si sottovalutava il “rischio
Russia” - il “nemico” era quello di Trump, la Cina (ma subito dopo il
cancelliere Scholz varava il riamo tedesco, portando la spesa militare al 2 per
cento del pil, come richiesto da tempo dagli Stati Uniti).
Il 4 febbraio Putin a Pechino per l’Olimpiade invernale firmava
col presidente Xi un “documento delle 5.000 parole”. Molto propagandato dai
media cinesi, il “documento” parte dal principio di “una sola Cina” (contro
Taiwan), e promuove “una nuova era” nei rapporti internazionali, segnata dalla piena
legittimità, costituzionale e politica, dei rispettivi regimi, e da condizioni economiche
di assoluta parità tra tutti gli Stati. La “nuova era” è la parola d’ordine del
presidente cinese Xi da cinque anni a questa parte, dal 19mo congresso del partito
Comunista Cinese.
Al vertice Quad (Quadrilateral
Security Dialogue) del’11 febbraio, il forum di consultazione anticinese tra Stati
Uniti, Australia, India e Giappone, il ministro degli Esteri indiano ha indicato
come interesse preminente dell’associazione, sulla questione ucraina, la “cooperazione”
e non il “confronto” con la Russia – alleato tradizionale di fatto dell’India
nei confronti del Pakistan e della Cina. L’agenzia giapponese Nikkei, proprietaria
del “Financial Times” londinese, ha criticato nell’occasione come “un pasticcio
strategico” l’esposizione degli Stati Uniti su due fronti, contro la Cina e
contro la Russia.
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