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Flaubert narratore imberbe
Due racconti di Flaubert a quattordici anni,
quello del titolo, “I girovaghi”, un racconto lungo, e “La nobildonna e il suonatore
di gironda o La madre e il feretro”, titolo e soggetto impegnativi ma di un
racconto breve, abbozzato. Due racconti che Flaubert non pubblicherà e non
riscriverà, e tuttavia di buona lettura – da antologia, nella media di oggi.
La “Nobildonna” è un racconto di amore e morte
attorno a un incesto. Su un doppio rovescio di fortuna, economico e morale.
Causato da un ignaro menestrello. Derivato, questo, forse dalla saga di
“Tristano”, lettura di Flaubert da piccolo. L’insieme del racconto – contemporaneamente
abbozzato da Flaubert come scenario teatrale, ma il tema non sarà da lui mai
più ripreso – è modellato sullo specialista best-seller di “amori e morte” di
quegli anni 1830, Petrus Borel.
Il racconto del titolo è dei saltimbanchi e gli
artisti di strada, tema che poi diventerà “flaubertiano”. Tra sublime e
grottesco, ma anticipatamente verista. Perfino eccessivo: né Zola né Verga, né
il neo neorealismo avrebbe saputo concentrare in così poche pagine tante
disgrazie: fame, freddo, incidenti sul lavoro, malattie, disperazione,
violenza. Ma il Flaubert imberbe, di più, già “sa” cosa e come scrivere, e
perché, nelle note che antepone e pospone al racconto dei poveri circensi
girovaghi: lo svelamento gli si impone delle verità dell’amore, “scienza così
bene esposta in «Faublas», le commedie di second’ordine e i «Contes moraux» di
Marmontel”.
Chiara Pasetti, che cura la traduzione, fornisce un’ampia
presentazione, in particolare sulla “malattia nervosa” che proprio a partire da
quegli anni ha poi afflitto Flaubert.
Gustave Flaubert, Due racconti giovanili,
Aragno, pp. 126 € 15
Un parfum à sentir ou Les Baladins, Folio, pp. 113 € 2
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