Giallo Ottocento, macabro
Un noir italiano nel 1880, ai limiti dell’ horror, a opera di un polentone fangoso, pio, cioè pieno di buoni proponimenti. Un racconto insistito, ripetuto, ribattuto, di vendetta, e di erotismo macabro. Non tralasciando la reincarnazione – tema, a rifletterci, alla moda all’epoca, praticato anche da De Marchi e da Iginio Tarchetti.
Silvia Rota Sperti lo riscopre come un romanzo di amore e morte, su uno sfondo gotico. E la vena c’è, ma è ben un romanzo di erotismo che si esalta nella violenza, vissuta (subita) che si vuole far rivivere (infliggere), anche se solo in immaginazione. Si potrebbe anche dire un prequel femminista – non s’inventa nulla?
Il più misterioso rimane l’autore. Che esce dagli odori d’incenso e dalla nebbia spiritualista per emergere come il primo dei vicentini ingegnosi del Novecento italiano, dopo Zanella e prima di Comisso, Parise, Berto, Piovene, Meneghello.
La giovane e bella Marina Crusnelli di Malombra, ospite dello zio conte d’Ormengo sul lago di Como, s’immedesima nella madre di questi, Cecilia. Imbattendosi in un autografo della stessa. Che forse il marito ha ucciso, per gelosia. Al punto da convincersi di esserne la reincarnazione, col compito di vendicarne l’assassinio. E quando s’innamora di un giovane scrittore anche lui ospite dello zio, Corrado Silla, vede in lui la reincarnazione dell’ignoto di cui Cecilia era (forse) innamorata.
Difficile dare uno sbocco alla vicenda, ma Fogazzaro ci riesce – anche a costo del lieto fine. Il giovane scrittore retrocede di fronte alle certezze di Marina. Che non la prende bene.
Antonio Fogazzaro, Malombra, Feltrinelli, pp. 434 € 9
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