L’“armiamoci e partite” di Biden
Gli Usa “dipendono”
dal petrolio russo (ne importano) per l’8 per cento del fabbisogno, la Ue per il
25 per cento - la Germania per il 30 per cento, la Polonia per il 58, la Slovacchia
per il 74, la Finlandia per l’80, la Lituania per l’83 (l’Italia, che nel 1955 avviò
per prima le importazioni di petrolio russo, solo per il 13 per cento).
Ci sono
delle asimmetrie nelle sanzioni, nella risposta alla guerra di Putin, tra gli
Stati Uniti e l’Europa.
Allo stesso
modo, sperequato, come si annuncia per il petrolio hanno operato le sanzioni
sul sistema bancario. Nessuna banca americana ne è stata colpita, alcune
europee sì, subito e forte. Tra esse Unicredit (meno 44 per cento a piazza
Affari) e Intesa (meno 35 per cento). Con la francese Société Génèrale e l’austriaca
Raiffeisen Bank International, espressione delle banche popolari. Uno studio commissionato dalla stessa Unicredit trova tra le banche presenti in Russia solo istituti europei.
Il sequestro
dei depositi russi in valuta comporta il ripagamento delle obbligazioni in
scadenza in rubli. I depositi sono prevalentemente nella Federal Reserve americana,
le sottoscrizioni sono prevalentemente europee.
Per gli
Stati Uniti lo stato di guerra in Europa e l’aumento di costo del greggio significano
un rilancio dell’industria petrolifera. Da qualche tempo bloccata dalle
regolamentazioni e gli impegni a protezione dell’ambiente, e dai costi crescenti
della ricerca e della produzione, specie per i greggi “pesanti” (da scisti bituminosi,
praticamente asfalto).
Allo stesso
fine viene utile in America l’anticipo dei futures sui greggi, oggi a 130 dollari
a barile: la vendita oggi dei prodotti petroliferi ai prezzi attesi favorisce il
finanziamento e l’investimento nella ricerca e produzione ad alto costo di idrocarburi
negli Stati Uniti, anche se aggrava il rischio di inflazione.
L’Inghilterra,
molto esposta nella guerra diplomatica e verbale alla Russia, ha disposto di bloccare
le importazioni di petrolio dalla Russia “verso al fine del 2022”, “progressivamente”
e “selettivamente” – incidono sulle importazioni totali di tutto il Regno Unito
per l’11 per cento.
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