L’Occidente è diviso
La guerra di Putin sembra aver fatto rinascere l’Occidente, come
ai tempi della guerra a Hitler, e della guerra fredda. Ma solo sembra: gli
interessi di Stati Uniti e Europa sono diversi e anche in contrasto, in questa
guerra. Nei suoi prodromi e nei suoi sviluppi.
Per quel tanto che la guerra si potesse evitare - prendendo cioè
per buona l’accusa di Mosca a Kiev di avere disatteso gli accordi di Minsk del
2015 su Crimea e Donbass - questo è avvenuto col sostegno dei tre governi
americani che si sono succeduti da allora, Obama, Trump e Biden. È comunque un
fatto che, pur non essendo l’Ucraina eleggibile alla Nato in base agli statuti
dell’Organizzazione, gli Stati Uniti lo hanno lasciato credere dal 2008, amministrazione
Bush jr. uscente, in poi.
Nessuna soluzione è ora possibile alla guerra: le sanzioni
economiche non consentono una mediazione, e il riarmo dell’Ucraina si fa
limitato, per quel tanto che non consenta una soluzione militare.
Gli effetti collaterali della guerra in Europa vano a beneficio degli
Stati Uniti. Il calo (crollo) della tensione in Estremo Oriente, attorno a
Taiwan. L’indebolimento di molti settori concorrenti europei, automotive,
aeronautica, armamenti, chimica, a causa delle sanzioni - gestite dagli Stati
Uniti, hanno di fatto un costo solo per l’Europa, come questo sito ha già
spiegato. Il rilancio dell’industria estrattiva americana, di carbone e
idrocarburi, già bloccata dalla normativa ambientale.
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