venerdì 11 marzo 2022
Ombre - 605
Che
fare “dopo Putin” viene solo dall’America: “E poi bisognerebbe pensare un
sistema di sicurezza europea che non ruoti solo attorno alla Nato”, Ivo
Daalder, ex ambasciatore americano presso la Nato.
A
Marilisa Palumbo, che lo intervista per lo speciale “Dentro la guerra” del
“Corriere della sera”, l’ambasciatore dice che sono stati gli Stati Uniti a spiegare
all’Europa cosa atava succedendo, e a mobilitarla.
Il numero
delle persone displaced con la forza, da guerre, persecuzioni, violenze
di ogni genere, violazioni dei diritti umani nel 2021 è stato di 84 milioni. Un
numero che ora si moltiplica. Nel conteggio dell’Alto Commissariato per i
Rifugiati delle Nazioni Unite se formassero un paese, sarebbero il 17mo più
grande della terra
Al
dodicesimo giorno di guerra compare finalmente su un giornale italiano un
russo, Rispettabile: lo storico dello stalinismo Roy Medvedev. Che ha quasi
cento anni, ma insomma può dire la sua. Si fanno le guerre solo da una parte,
come le abbiamo fatte contro la Serbia in Afghanistan e in Iraq. Gli altri non
contano.
Si fa
moto caso delle telefonate di Macron a Putin, quasi quotidiane. E del premier inglese
Johnson, che sfida Putin come già Churchill Hitler, anche se per ora Londra è
al riparo dai bombardamenti. Un presidente uscente che con la guerra ha visto
la rielezione, fra un mese, prima in dubbio. E un premier che è ancora al suo posto
grazie alla guerra di Putin, amici e avversari lo volevano deporre, per le feste
durante il lockdown. L’Europa non è forte.
Si è
un po’ riso, malgrado la guerra, di Putin che dice l’Ucraina “creatura di
Lenin” – “autore e architetto”. Ma è pure vero che la dottrina leninista delle
autonomie molto dovette al bisogno di cooptare l’Ucraina, l’impero russo
ridisegnando sotto forma di federazione. Perché è in Ucraina che le forze
bianche, controrivoluzionarie, ancora nel 1921 combattevano l’Armata Rossa.
La
decisone tedesca, del governo del socialdemocratico Scholz, di riamare – con un
primo piano di spesa per 100 miliardi – dopo l’analoga decisione giapponese, dicono
finito il lungo dopoguerra, e avviano un nuovo scorso politico. Con la Germania
ora in tutto e per tutto, politica e difesa oltre all’economia, al centro
dell’Europa, E il Giappone nuovamente primattore in Estremo Oriente. Dove non
c’è più solo la Cina - elementare.
Il
primo passo per il “ritorno” politico della Germania c’era stato nel 1989-91,
con la riunificazione. Nel mentre che il dissolvimento dell’Unione Sovietica ridimensionava
geograficamente e demograficamente la Russia, quasi dimezzata rispetto ai
confini del 1917. Si poteva già dire allora che l’esito della seconda guerra
mondiale veniva ribaltato, col solo abbattimento del Muro.
Non giustifica
la guerra, ma serve sapere che dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica ci
sono state molte guerre, con la partecipazione diretta o indiretta della
Russia: Armenia (due, se non tre guerre), Cecenia, Ossezia, Abkasia, Transnistria,
Tagikistan, Serbia (Kossovo) e Georgia.
Non
c’è mai stato, dice ora la Nato, negoziato o invito per l’entrata dell’Ucraina
nell’Organizzazione atlantica. Sulla base dell’impegno di James Baker, segretario
di Stato del presidente americano Bush, all’allora capo dell’Urss Gorbaciov
che, dopo la riunificazione tedesca, la Nato non si sarebbe allargata di “un
solo pollice” verso Mosca. Il tentativo c’è stato con l’altro Bush, Bush jr.,
nel 2008, con l’offerta all’Ucraina – presieduta da un presidente eletto con la
prima delle poi consuete “primavere” democratiche di piazza - di entrare nella
Nato, insieme con la Georgia. L’offerta fu ritirata su pressione europea.
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