lunedì 21 marzo 2022

Poesia confessionale

“Il delfino” è la raccolta di poesie scritte per la moglie Caroline, la seconda moglie. Le “altre poesie” sono per Elizabeth, la prima moglie, e per Harriet, la figlia decenne cui la quotidianeità tocca vivere come uno spettacolo, tra un padre “genio, non savio, non brillante, strambo”, come si dice nei suoi versi, e una madre “brillante, non savia, non stramba, nervosa”. La storia insomma di un uomo che risposa. Un passo difficile per un cattolico convertito, anche se già mezzo agnostico. Tra sintomi di follia che si ripresentano ogni anno.
“La storia di un uomo che si risposa” è la diminutio dello stesso poeta alle obiezioni dei critici, delusi che mettesse in mostra in versi le sue minute vicende personali – alcune poesie sono brani di lettere della moglie ripudiata. Lowell celebra “il nostro ventesimo anniversario di matrimonio” con Elizabeth, e poi la lascia. Fatto traumatico per un cattolico convertito, cresciuto alle lettere per una poesia politico-religiosa. sotto l’ombrello atomico.
“Cal”, Caligola, nomignolo familiare del poeta da bambino, aristocrazia bostoniana, ricco erede di grosse sostanze, poeta per diletto, animatore della poesia americana di metà Novecento – “poeta laureato dell’età dell’ansia” (Massimo Bacigalupo), degli anni della guerra fredda - è qui curato da Rolando Anzilotti, il suo devoto interprete e apostolo in Italia. Ma con qualche perplessità, quasi con dispetto. È una raccolta prosastica, molto descrittiva, di cose dette e fatte. Che indispettì la critica in America. Elizabeth, la moglie abbandonata, è Elizabeth Hardwick, nota scrittrice, Caroline , di quindici anni più giovane di Elizabeth, era la moglie di Lucien Freud. Indispettito, sotto traccia, è lo stesso devoto Anzilotti. Che però si diede cura di farne un’edizione di peso per “Lo Specchio”, la grande poesia Mondadori.
È una prova singolare, che i grandi temi della vita scioglie nella routine giornaliera. Con un verseggiare piano, ritmato ma sintatticamente prosastico. Non una poesia d’amore – non c’è nel Novecento poesia d’amore, non in italiano né in francese, o inglese, forse in tedesco, Rilke.  “Il quadro è troppo perfetto per le nostre vite”, lo stesso poeta si dice per “Il nostro ventesimo anniversario”: un materiale autobiografico fin troppo ordinario. Ma (Anzilotti) “il tono è sincero, le immagini sono raramente scialbe, i versi hanno un tensione morbida, asciutta, il ritmo è spontaneo e virile”.
Unico lirismo nell’ultima composizione, quella del titolo, “Il delfino”: “Mio Delfino, solo di sorpresa tu mi guidi,\ schiavo come Racine, l’uomo dell’arte,\ attratto nel suo dedalo di ferrea composizione\ dall’incomparabile voce delirante di Fedra….”.  
Un poeta bizzarramente uscito di catalogo, lamentava “Poesia” quattro anni fa, che gli dedicò uno speciale per il centenario della nascita. E fuori è rimasto. Questa raccolta recepisce e consacra la poesia “confessionale”, di Anne Sexton, Sylvia Plath, di molta poesia hippie, soprattutto Kerouac. Prosastica, a distanza, aneddotica, ma di svolta, in America e fuori.  
Robert Lowell, Il delfino e altre poesie

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