Prima della guerra il futuro era pessimo
Due settimane fa l'Europa già non se la passava bene. I mercati
scontavano l’aumento previsto dei tassi d’interesse della Banca centrale
europea, per raffreddare l’inflazione. In una con l’abbandono del programma di acquisto
delle obbligazioni nazionali lanciato dieci anni fa da Draghi. Il “Financial Times”
titolava in prima pagina: “Le aspettative sui tassi d’interesse della Bce fanno
aumentare i costi del debito per Grecia e Italia”.
Scontato l’aumento dei tassi, il dibattito alla Bce era come
disinnescare le pressioni successive per le perequazioni salariali.
Sotto osservazione era già l’economia italiana, malgrado la ottima
performance del 2021, in quanto maggiore percettrice del piano europeo
Ngeu, Nex Generation European Union. In contemporanea col “Financial Times”, il
ministro della Transizione ecologica Cingolani avvertiva che “l’aumento del
costo dell’energia rischia di avere un costo totale l’anno prossimo superiore
all’intero pacchetto del Pnrr”. Per anno prossimo il ministro intendeva il
2023, ma l’aumento è probabilmente già in atto, che colpirà settori larghi e
sensibili dell’economia.
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