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"Sulla strada" sulla traccia di "Senza famiglia"
La bohème a New York con Kerouac (un centenario –
della nascita – che anche l’America ha dimenticato) e tanti amici, di lei,
Frankie Edith Kerouac-Parker, e di lui, che formeranno la beat generation.
Negli anni della guerra, dal 1940 al 1945. Compreso il matrimonio in
carcere, dove lo scrittore era rinchiuso per favoreggiamento – un matrimonio
necessario per sbloccare l’eredità di Edie, e poter pagare la cauzione per il
rilascio. Raccontata con la stessa spensieratezza, vigile, con la quale è stata
vissuta. Perché allora se ne è dissociata? “Erano tutti coinvolti nel giro della
droga, mentre io lavoravo a tempo pieno per poterli mantenere”, di notte, come
carrellista, nei grandi dock sull’Hudson. Con fotografie d’epoca.
Si parla molto di Allen Ginsberg, perfino un bel
ragazzo, quando aveva i capelli, ancorché bassino, e di William Burroughs. E degli
amici che rifluiranno in molti personaggi di “Sulla strada”: Lucien Carr, bellissimo,
spensieratissimo, che finisce male, uccidendo il vecchio caposcout gay che lo perseguita,
padre dello scrittore Caleb Carr, Henri Cru, Neal Cassady, Seymour Wise, molto Joan
Vollmer Adams. prima che finisse annegata nella benzedrina, e poi, moglie di
Burroughs, vittima di lui, maniaco delle armi, in un gioco alla Guglielmo Tell.
Con pochi soldi e molto alcool. E, con l’entrata nel gruppo di Herbert Huncke,
più anziano, le droghe.
Con ritratti notevoli anche della famiglia
Kerouac: la madre Gabe lavoratrice e devota, il padre strano, la sorella maggiore.
Nonché della propria famiglia di Edie, di una borghesia operosa, a Detroit. Si
può dire la storia di due “mammisti”: “Nessuno dei due se ne andò più di casa”
dopo la separazione, nota il curatore Bill Morgan, “rimasero con le rispettive
madri per il resto della vita, pur se entrambi risposandosi più volte”. Entrambi
due volte. La terza moglie di lui, Stella Sampas, sorella di Sebastian Sampas, il
migliore amico di Kerouac, si occuperà per anni dello scrittore alcolizzato
cronico, e della sua madre, paralizzata da un ictus. Edie e la sua famiglia,
madre, padre, sorella, nonna ricorrono nella semiautobiografia di Kerouac, “Verità
di Duluoz”.
Una vita complicata e allegra. Come Frankie-Edie
sarà ancora quarant’anni dopo, nella testimonianza di Timothy Moran, che ne ha
raccolto le confidenze, malata e indomabile, con 28 gatti in casa. Nel 1942
abortisce, di “un bambino maschio con i capelli neri”, che presume di Jack. Senza
drammi, in tre o quattro righe - meno di uno dei tantissimi pasti arrangiati o
delle tante bevute, dettagliate. Jack ha avuto una figlia dalla seconda moglie,
che però ha disconosciuto.
Ricordi apparentemente confusi – a imitazione
della letteratura beat. Con una costante, la celebrazione di Kerouac:
Jack è sempre molto intelligente, molto colto, molto affettuoso, sa di scacchi
ma odia l’azzardo, è molto moralista, e non guida. Con un segnale preciso, però,
per i suoi cultori e studiosi: l’influenza francese. Nel patois che parlava
in casa, franco-canadese, anche negli anni di New York, quando i genitori vi si
erano trasferiti da Lowell per stargli vicino. Ma soprattutto per la scrittura.
Jack ritorna di continuo come grande lettore, al bagno e fuori, soprattutto della
Bibbia e di Shakespeare. Ma a Edie confida che quando parla pensa sempre in francese.
Il sodalizio con Edie si stabilisce col comune proposito di trasferirsi a
Parigi, dal primo incontro all’ultimo. In una foto del 1944 posa “come un personaggio
di Gide”. E “Sulla strada” Edie avvicina involontariamente a Malot, “Senza
famiglia”, che era piaciuto molto a entrambi, libro e film: Henri, “Sulla
strada”, è Rémy Boncoeur di “Senza famiglia”, p. 42.
Edie Parker-Kerouac, La mia vita con Jack,
Stampa Alternativa, pp. 191, ill. € 16
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