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Agricole cavaliere bianco di Bpm
Contro Unicredit e altri malpensanti, il raid di Agricole
su Bpm era concordato, una mossa da “cavaliere bianco”? D’accordo col management
di Bpm, se non con gli azionisti – ma Agricole ha una storia e una struttura
analoghe alle risparmio, di cui s’è farcita in Italia, e alle popolari)? Alla
terza settimana dal fatto, la mancata reazione di Bpm avalla questa lettura.
I precedenti sembrano confermarlo. Bpm temeva l’assorbimento in
Unicredit, le cui attenzioni, dopo il fallimento della trattativa per il Monte
dei Paschi, erano solo ovvie. Mentre aveva abbandonato da tempo l’asse in
discussione con Bper, la banca di via Stalingrado autoqualificandosi da sola
come “terzo polo” bancario - col sottinteso che Bpm avrebbe avuto un ruolo subalterno
nella fusione.
Il nuovo socio di maggioranza è invece una garanzia e una
prospettiva. Una garanzia in quanto socio francese.
Crédit Agricole Italia si vuole l’erede della cassa di risparmio
di Parma e Piacenza, 1860 – acquisita nel 2007, quando Intesa dovette cederla,
fondendosi con Sanpaolo Imi. Ma essere una banca francese non sarebbe d’impedimento,
e anzi in un certo modo una garanzia. Di garanzia contro ogni eventuale ipotesi
di assorbimento di Bpm, che andrebbe soggetto a autorizzazione governativa.
La natura della banca, invece, in Francia e in Italia, molto
proiettata sul territorio, e sulle piccole e medie imprese, sarebbe garanzia di
una partnership utile – non soltanto, come si scrive, sulla bancassurance. Con
Agricole Italia, col suo nugolo di ex casse di risparmio (Firenze, Friuladria, Valtellinese,
Spezia, Rimini, Cesena, San Miniato) Bpm può fungere da ammiraglia, senza
subordinazioni societarie.
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