Come Notre Dame avrebbe potuto non bruciare
Prima che un film
di grandi effetti speciali, fuoco, fumo, fiamme, e pompieri-ingegneri come nei
migliori film di guerra, il racconto di una serie incredibile di sciatterie.
Come una risata del destino di fronte al come avrebbe potuto essere.
L’allarme suona ripetutamente,
da varie direzioni, in mezz’era, ma i controlli sono indispettiti, “questo allarme
suona sempre”. Sotto la minaccia di un militantismo islamico in Francia e a
Parigi ferocissimo, la cattedrale non è presidiata. Le persone, fedeli, turisti,
vengono fatte uscire e rientrare un paio di volte. Il capo dei pompieri è avvisato
da un amico, impiegato al Comune, che però è “un buontempone” e non dà
affidamento. L’addetto al quadro degli allarmi è un precario senza
addestramento. Che fa anche il doppio turno, perché chi doveva dargli il cambio
non si è presentato. Lui però è preciso, è tempestivo, e da le coordinate giuste,
ma non è creduto. E così via, tubazioni antincendio naturalmente antiquate,
arrugginite. Gli accertamenti, su per torrioni e impalcature, lasciati a
sacrestani anziani, appesantiti. E porte da aprire di cui solo uno ha le chiavi
– oppure con chiavi da scegliere tra centinaia. Il culmine è il traffico
bloccato, che impedisce ai pompieri l’accesso – letteralmente fermo, per 20-30
minuti, senza che nessuno si dia una mossa, vigili urbani, polizie, cittadini.
Con una curiosità:
fosse successa a Roma una cosa del genere? La città bloccata dal traffico, gli
allarmi inascoltati, le chiavi che non si trovano?
Jean-Jacques
Annaud, Notre-Dame in fiamme, Sky Cinema
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