Ecobusiness
Il modello di vita, anche dei Fridays
for future, è organizzato per il maggior consumo di produzioni inquinanti. A cominciare
dall’abbigliamento, con le scarpe di gomma-plastica, a velocissima
obsolescenza, stagionale, e non recuperabili (riparabili) – la scomparsa del mestiere
di calzolaio è il danno minore rispetto all’enorme quantità di gomma-plastica non
riciclabile da smaltire. O l’uso di bere da recipienti monouso, lattine e bottiglie,
di metallo, di plastica, di vetro, non da bicchieri lavabili. Di preferenza
fuori dalle mescite, dove l’involucro è recuperabile per il riciclo.
Moltiplica la plastica monouso, oltre
il consumo (diffusissimo in Italia, il più elevato al mondo dopo il Messico,
paese che pure ha sorgenti innumerevoli e acquedotti nel più piccolo centro urbano),
l’obbligo che si fa ai supermercati di fornire alimenti freschi in una un
triplice involucro, quasi sempre di plastica. Non per l’igiene, che non ne
avrebbe bisogno.
Si è esaurita la spinta per il trasporto
pubblico, ormai da parecchi anni dopo lo shock petrolifero del 1973. Senza
altre soluzioni per il traffico che la moltiplicazione della circolazione
privata. A Roma, tre milioni di abitanti, circolano tre milioni di autovetture –
più mezzo milione di motocicli. A Milano, un milione e mezzo di residenti,
circolano due milioni di autovetture.
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