Il mondo com'è (443)
astolfo
Confluence – La rivista
trimestrale di Harvard curata da Kissinger, a partire dal 1952, fu un foro di
libera discussione sul tema allora prevalente negli Stati Uniti come preservare
la libertà dal comunismo sovietico – doppiato da un Harvard International Seminar
ogni estate per due mesi. Ma l’avvio fu a tutto spettro – per l’Italia
Kissinger invitò a collaborare anche Vittorini, col quale ebbe una
corrispondenza (poi Vittorini non scrisse nulla), in quanto “americanista”.
Il segretario di
Stato del multilateralismo e della globalizzazione nasce su un solido impianto
di filosofia della storia. La tesi di laurea di Kissinger, pubblicata nel 1951,
a ventotto anni, è “The Meaning of History: Reflections on Spengler, Toynbee
and Kant”. Una riflessione che gli valse l’assistentato al suo direttore di
studi, William Yandell Elliott, con l’apprezzamento “una mente insolita e
originale”. Elliott nello stesso anno gli confidò l’organizzazione dei seminari
e l’anno successivo la direzione di “Confluence”, una rivista scritta in larga
parte da intellettuali europei (Moravia e Alvaro tra gli altri). I seminari
riunivano ogni anno d’estate, per due mesi, “un nutrito gruppo di eccellenti
studiosi, politici e giornalisti stranieri (ma quasi tutti europei, n.d.r.),
ospitati a Cambridge, sulle sponde del Charles River, dove avrebbero discusso
di storia e di filosofia”. Non se ne sa molto. Anche se i seminari ebbero
successo: riservati a giovani fra i 25 e i 40 anni, ebbero molte domande di
partecipazione e Kissinger dovette incaricarsi di selezionare i candidati. Nei
suoi ricordi di Montale, “Montale e la Volpe”, Maria Luisa Spaziani, allora
studiosa di letteratura francese, menziona di aver partecipato al Seminario del
1955, insieme con Ingeborg Bachmann.
Fra i
collaboratori italiani, segnalati da Vittorini e non, figurano Alvaro, Moravia,
Enriques Agnoletti, il direttore de “Il Ponte”, tra gli altri. Nel 1957 Adriano
Olivetti ne volle una corposa antologia in italiano, oltre cinquecento pagine,
intitolata “Totalitarismo e cultura”, per le sue Edizioni di Comunità, a cura
di Gian Antonio Brioschi e Leo Valiani, che fu molto letta. Comprendeva saggi
di Karl Jaspers, Hannah Arendt, Raymond Aron, Arthur Miller, Arthur Schlesinger
jr., Reinhold Niebuhr.
Il
saggio “Communism and Art” Moravia ripubblicò su “Nuovi Argomenti”. La
redazione kissingeriana, benché più breve di quella italiana, contiene diversi
“aforismi” - il testo è in forma di riflessioni brevi - di elogio dell’arte
nell’Urss.
Un ritratto
recente di Kissinger sul “New Yorker”, “The
Myth oh Henry Kissinger”, scritto di Thomas Meany, dice che “Kissinger
coraggiosamente si offrì di spiare sui partecipanti (ai seminari) per l’Fbi”.
L’articolo si propone di chiarire che “il segretario di Stato di Nixon era una
figura molto meno notevole di quanto i suoi sostenitori, i suoi critici – e lui
steso – credevano”. Ma Kissinger è ancora in vita.
In passato ha fatto velo l’inevitabile finanziamento della Cia. Di cui Kissinger si è sempre detto all’oscuro. Pur riconoscendo che “nessun comunista era mai stato contattato per il seminario”. E che Elliott collaborava in più aree col governo federale a Washington. La rivista e i seminari erano peraltro intesi a dibattere “dei valori comuni della civiltà occidentale”. Ma in Italia Kissinger si indirizzò per primo proprio a Vittorini, sia per un suo contributo sulla forza delle ideologie, sia per avere lumi su possibili collaboratori e partecipanti ai seminari. Vittorini rispose con una congrua lista, che non escludeva i comunisti.
Kowalewsky, madame
–
“L’unico genio della matematica” di Nietzsche, in una delle sue ultime lettere
da Torino prima della follia, Nietzsche scrive alla “stimata signorina” Meta
von Salis, conosciuta quattro anni prima a Zurigo, prima donna svizzera a conseguire
un dottorato di ricerca (in storia, all’università di Zurigo), che si professava
“ardente femminista”, e solo aveva ambito al dottorato per la causa femminista:
“Ha sentito che M.me Kowalewski (discendente dell’antico re d’Ungheria Mattia
Corvino) ha ricevuto a Stoccolma dall’Accademia di Parigi il più importate
premio di matematica che questa possa conferire? Oggi è considerata l’unico
genio della matematica”.
Sofja Vasilievna
Kovalevskaja è effettivamente nata Korvin-Krukoskaja, ma è russa, di origine
polacca. Allieva di K.T.W.Weierstrass,
il “padre dell’analisi matematica”, nel 1884 insegnava all’università di Stoccolma.
Il riconoscimento cui accenna Nietzsche è il premio Bordin dell’Accademia delle Scienze di Francia per
uno scritto sulla rotazione di un corpo solido attorno a un punto fisso. È
ricordata per i contributi alla teoria delle equazioni differenziali a derivate
parziali. E per l’attività politica e letteraria.
Nata a Mosca nel
1850, morì a Stoccolma 41 anni più tardi. Dopo una vita intensa. Il nonno materno,
generale di artiglieria, era un matematico. Il bisnonno un astronomo.
Morì di polmonite.
Ma contenta per essere stata riconosciuta anche come poetessa e narratrice.
Scrisse molte opere, in russo e in svedese, tra cui “Le memorie di George Eliot”
e una “Memoria dell’infanzia”, in russo. Scrisse in svedese le memorie della rivolta polacca e il
romanzo “La famiglia Voronzov”, che racconta la ribellione giovanile russa alla
fine degli anni 1860. Nel dramma “La lotta per la felicità. Due drammi
paralleli”, scritto in collaborazione con la scrittrice svedese Anne Charlotte
Leffler-Edgren, sull’evoluzione di due persone, “come è avvenuto” e “come
avrebbe potuto avvenire”, applica una sua teoria “scientifica”: azioni e
attività umane sono predeterminate, ma in certe circostanze una scelta va compiuta
(come nei romanzi fantasy), che può modificare la linea già tracciata. Una
teoria basata sui lavori di Henri Poincarè attorno alle equazioni differenziali.
Gli integrali delle equazioni differenziali di Poincaré si rappresentano in piano
con curve continue, fino a quando in alcuni punti - punti di biforcazione - non
si diramano.
astolfo@antiit.eu
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