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venerdì 22 aprile 2022

Inflazione 2 - c'è la guerra

Niente manca, e gli aumenti tarrifari attesi, per la guerra in Centro Europa, non si sono ancora materializzati, ma sono da tempo ormai presentati e fatti scontare ai consumatori. Dall’impennata fantastilionaria di mezzo euro al litro di benzina due mesi fa, agli aumenti generalizzati, su tutti i prodotti, energetici come alimentari, e sui beni strumentali, la guerra viene fatta pesare con un aumento esorbitante di prezzi e tariffe. Si dice che l’economia sconta (si paga in  anticipo, cioè), future ristrettezze, ma la verità di fatto è che la speculazione anticipa i rincari, e li rende irreversibili. Senza una ragione economica, se non il guadagno degli intermediari.
Costano subito il triplo concimi e antiparassitari in agricoltura, di cui poco o niente viene fornito dai paesi in guerra. Si diradano o si interrompono produzione di beni strumentali, per esempio di contenitori in vetro, per “mancanza di materia prima” – che per il vetro è il volgare silicio, sabbia. La prospettiva per l’Europa è che, continuando la guerra, il suo sistema dei prezzi sia effettivamente esposto a situazioni di carenza o di rincari, anche perché l’Europa è impegnata in una serie di sanzioni che, a differenza per esempio degli Stati Uniti, colpiscono la sua propria attività produttiva. Il mercato opera come se quella prospettiva fosse già in atto.

                     


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