La bohème è meglio cantata, al naturale
Opera di Mario
Martone nella prima parte della bohème, spensierata, si perde in periferie
e giochi di corse, lotte, balli, abbracci. Senza atmosfera, anche la musica vi
sembra svaporata. Per non dire dell’incongruo fraseggio ottocentesco, anzi operistico,
in bocca a giovani tatuati, in sneakers. L’opera è quella: le manipolazioni per
attualizzarla, magari col proposito lodevole di attrarvi i giovani, non potrà
che respingerli: è fredda e anche stolida – Mozart ambientato da Branagh in
trincea, “Il flauto magico”…
La regia dell’opera
in musica è delicata, non sopporta stravolgimenti. La produzione dell’Opera di
Roma si riscatta nella seconda parte, in interno. Grazie sì alla personalità
fisica dei quattro amici ma soprattutto alla sonorità calda di Mimì, Federica
Lombardi, e di Jonathan Tetelman, Rodolfo, tenore naturale, che può cantare come
parla - è come il vino naturale, senza solfiti.
Giacomo Puccini, La
Bohème, Rai 3, Raiplay
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