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La fantasia sopravvive alla guerra
Come far digerire,
con un occhio a Fellini, il genere horror da un pubblico più vasto, tra commedia,
satira, e storia. Una storia che trova tutti partecipi, il rastrellamento degli
ebrei romani a metà settembre del 1943, e la Resistenza.
Una piccola compagnia
di girovaghi scalcagnati, l’uomo-scimmia, la donna elettrica, l’albino, il Nano,
del circo Mezzapiotta che nessuno va più a vedere in guerra, trova rifugio nel
lussuoso circo hitleriano a Roma Berlin. Che il direttore pazzo ha votato a una
fine neroniana, in fiamme. Finché non intervengono i Nostri, sotto la forma del
Gobbo della Resistenza.
Un film tirato
via, malgrado la lunghezza, composito, con poche trovate originali, forse solo
un paio d’interpreti, l’albino Pietro Castellitto e la ragazza elettrica Aurora
Giovinazzo – è un’altra Gelsomina. Ma in qualche modo funziona, attrae. E un parallelo
incongruo fa emergere, tra il cinema e l’illusionismo – tra esistenze peraltro
reali e immaginarie. Di reale c’è la guerra: fame, precarietà, distruzione.
Gabriele Mainetti,
Freaks out, Sky Cinema
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