L’autore si fa compagnia con gli animali
Non un repertorio etnografico, una raccolta d’autore. Attorno all’Aspromonte, si fiuta, s’indovina, per le
radici mai negate di Strati, toscano d’elezione, ma non di più. Apologhi di
animali per lo più. E leggende di alcuni santi. In chiave narrativa, alla La
Fontaine, non esopica. Arguta più che moralista, anzi senza morale. Con tratti
ariosteschi, di semplice invenzione.
Fiabe forse
ascoltate, ma non si direbbe: nuove e spesso complesse. Antonio Delfino, che
presentava questi “racconti”, li dice “espressione del popolo calabrese”. E in
questo sì, sono connotati localmente, regionalmente. E più per lo spirito
scherzoso che accomuna questi animali, beffardi, arguti. I buoni e anche i
cattivi. La Calabria c’entra per l’ironia, il garbo, la tristezza di fondo.
Racconti di vecchio
stile naturalmente, non woke, non
corretto e anzi scorretto. Il lupo è cattivo, la volpe è sempre furba e ladra,
il lupo è anche stupido.
Storie di animali
invece che di uomini. Racconti della solitudine, dello scrittore. La raccolta è
pubblicata in proprio, nel 1985 – mentre i romanzi uscivano ancora da
Mondadori, e erano ancora premiati, ma senza echi.
Saverio Strati, Miti, racconti e leggende di Calabria,
Gangemi, pp. 233 € 18
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