letterautore
Blu - La rosa blu, Rossella
Sleiter ricorda sul “Venerdì di Repubblica”, è il simbolo dell’amore per
Novalis, nel romanzo incompiuto “Enrico di Ofterdingen”, 1802. Non c’è in natura,
e nessun floricultore è riuscito a crearla. Tanti ci provano, ma non viene.
Il fiore blu fu il simbolo dei Wandervoegel, il movimento giovanile tedesco del primo Novecento (vi fu attivo anche Walter
Benjamin), simbolo di lealtà, dirittura e salutismo - anche nell’alimentazione:
i negozi “riformati” furono i primi a commerciare cibo organico.
Diritti – La “civiltà dei diritti” Pasolini
rimproverava già nel 1975 a “Gennariello”, il fittizio destinatario delle sue lettere
pedagogiche sul settimanale “Il Mondo”: “”Sei educato all’incertezza, a una
mancanza d’amore fatta di una falsa certezza crudele e impietosa (la coscienza
«cristallizzata», convezionalizzata, ciecamente aggressiva dei propri
diritti)”.
Di “cristalizzazione”, stendhalismo allora
in voga, dando una versione offrendo una lettura riduttiva, di conformismo.
Drieu la Rochelle – Espunto dalle
letterature per la deriva politica infamante, dal comunismo al nazismo, è autore
fertile di molti motivi, anche di titoli, che hanno fatto il Novecento. Il
viaggio al termine della notte di Céline, in “Fuoco fatuo” (1931), 91. “L’amata
alla finestra”, poi ripreso da Corrado Alvaro. “Il giovane Europeo”, 1927 ha
già molto Gary-Ajar. Soni vicini e anzi copie dei suoi Alain o Gilles il Fromentin
di Sartre e altri personaggi di racconti dell’“esistenzialismo”, del superomismo
impotente, compreso il nichilismo – Alain va al suicidio come “conclusione
obbligata di una morale di disgusto e di disprezzo”. E la droga, l’uso personale e dei personaggi
a fini “creativi”.
Di Sartre è impressionante il calco, nei personaggi,
e nel suo personale modo di essere: tra
le donne, onnipresenti già in Drieu, in assortita poligamia, le donne
dell’autore e quelle dei personaggi. E la droga: la mattina stimolanti, per
acuminarsi, la sera per stordirsi – il Sartre raccontato da Simone de Beauvoir.
“Siccome tu non avevi passioni,”, si dice il personaggio di “Fuoco fatuo”, “avevi
dei vizi. E siccome eri un bambino, i tuoi vizi erano ghiottoneria” – si può
dire un ritratto di Sartre, anticipato, o un modello
Esprit de l’escalier – Lo “spirito caustico”,
lo dice il Petit Robert, “esercitato fuori tempo”.
È parlarsi da soli, raccontarsela. Con
finezza di argomentazioni, ironia, batture fulminanti, eccetera, un’autoconversazione
da dreghi. “Esprit de l’escalier, esprit de solitaire”, lo sintetizza Drieu la Rochelle
in “Fuoco fatuo”. In questa forma: “Si ritrovava sempre se stesso in strada”,
si dice il protagonista, che ha girovagato per varie case di amici affettuosi,
ovunque fuori posto.
Fotografia – “Nell’arte della
fotografia non si può ottenere la verità che a forza di trucchi”, Drieu La
Rochelle, “Fuoco Fatuo”, 101.
Pasolini – È nato fuori del matrimonio. I
genitori si sono sposati, a Casarsa, a casa della madre, il 21 dicembre 1921.
Pasolini è nato, a Bologna, sede di lavoro del padre, il 5 marzo 1922. Il padre
Carlo Alberto, tenente di artiglieria, aveva al matrimonio trent’anni, la madre
Susanna Colussi, maestra, 31 – età avanzata per l’epoca.
Proust – È Seicento? La vecchia diatriba
Racine-Proust Drieu la Rochelle risolve all’avvio di “Fuoco fatuo”: “Non c’è che
da leggere le lettere della Palatina: vi si vedono gli stessi gusti di oggi”.
Cioè quelli di oggi (Proust) sono quelli della Palatina, Elisabeth-Charlotte,
figlia del principe elettore del Palatinato (Heidelberg), maritata a Monsieur,
il fratello minore di Luigi XIV, gay professo.
Riforme di strutture Se ne parla
da settant’anni. Pasolini, scrivendo a Carlo Betocchi nel 1954 concludeva. “Cristo
non sarebbe universale se non fosse diverso per ogni fase storica. Per me in
questo momento le parole di Cristo ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’ significano: ‘Fa’ delle riforme di
struttura’”.
Scrivere – “La funzione della
scrittura”, così risolve il drogato di Drieu La Rochelle, di “Fuoco fatuo”,
scrittore inespresso, “è di ordinare il mondo per permettergli di vivere”. Per permettere
allo scrittore, benché inespresso, di vivere, oppure al mondo? A entrambi, è
possibile.
Terrorismo – Il mite Pasolini,
“Le madonne oggi non piangono più”, 7 giugno 1975 (in “Lettere luterane”: “Fino
a una decina d’anni fa «sotto» le elezioni piangevano le madonne, oggi vengono rapiti
degli alti magistrati”. Senza differenza - a parte “l’intervento della Cia
(fino a poco tempo fa attraverso il Sid: e ora?)”. Il terrorismo era “parte” dell’Italia.
Torino – Non c’è iperbole che Nietzsche si
risparmi sulla città nelle lettere dei tre mesi felicissimi, produttivissimi, trascrosi
in città, per caso, da fine settembre 1888 all’inizio del 1889,
all’internamento. “Città dignitosa e severa”, scrive a Köselitz il 5 aprile, al
primo passaggio in città, “…. una residenza del diciassettesimo secolo… Su ogni
cosa è rimasta impressa una quiete aristocratica”. Le persone sono
eccellenti, tutte, in tutti i mestieri: “Persone perfettamente riuscite, molto
garbate, allegre, un po’ pingui – perfino i camerieri”. Ne accenna anche in
“Ecce homo”, una delle quattro opere che prodigiosamente scrisse e stampò in tre
o quattro mesi. Perfino il cielo lo esalta: “Un Claude Lorrain come mai mi sarei
sognato di vedere”.
Erano eccellenti anche le note di due viaggiatori
che Nietzsche conosceva. Il presidente De Brosses: “Torino mi sembra la più
bella città d’Italia, e forse dell’Europa, per le strade diritte, la regolarità
degli edifici e la bellezza delle piazze”. Non c’è “il grande stile architettonico”,
notava il presidente, ma non vi è neppure il fastidio di vedere le capanne
accanto ai palazzi. Qui niente di eccezionalmente bello, ma tutto uguale, e nulla
di mediocre”. Positivi, anche se non così entusiasti, i “Croquis italiens” di
Paul Bourget, altro autore letto da Nietzsche, che era stato a Torino solo tre
anni prima, nel 1885, ammirato che di quella “capitale di un piccolo regno”
che, dopo aver realizzato il sogno italiano che era stato di Dante e Michelangelo,
aveva rinunciato a esserne “la prima città”.
Triplice Alleanza – “Triple
Alliance”, scribacchia Nietzsche in un abbozzo di lettera al suo amico il
compositore Heinrich Köselitz, da Torino il 31 dicembre 1988, vigilia del crollo
mentale – “ma è solo una formula di cortesia per mésalliance….”
Twitter – “Un sito di social media di
nicchia che ha successo soprattutto nel radicalizzare o infuriare la sua ristretta
ma influente base”, David French, “The Third Rail”. Anche “un’arena gladiatoriale”,
Renee DiResta, Stanford Internet Observatory.
Riforme di strutture Se ne parla
da settant’anni. Pasolini, scrivendo a Carlo Betocchi nel 1954 concludeva. “Cristo
non sarebbe universale se non fosse diverso per ogni fase storica. Per me in
questo momento le parole di Cristo ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’ significano: ‘Fa’ delle riforme di
struttura’”.
Scrivere – “La funzione della scrittura”, così risolve il drogato di Drieu La Rochelle, di “Fuoco fatuo”, scrittore inespresso, “è di ordinare il mondo per permettergli di vivere”. Per permettere allo scrittore, benché inespresso, di vivere, oppure al mondo? A entrambi, è possibile.
Nessun commento:
Posta un commento