Letture - 488
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Brexit – C’era già stata, prima della
guerra – è nella “natura” dell’Inghilterra? “E finalmente l’Inghilterra”,
scriveva Orwell nel 1938, di ritorno dalla Spagna: “L’Inghilterra meridionale,
forse il più mite paesaggio del mondo. È difficile, quando la si attraversi,
soprattutto mentre ci si riprende dal mal di mare, col velluto di un treno
internazionale sotto la testa, credere
che qualcosa stia accadendo nel mondo…… tutto dormiente del profondo, profondo
sonno dell’Inghilterra, dal quale temo a volte che non ci sveglieremo fino a quando non ne saremo tratti in sussulto
dallo scoppio delle bombe”.
Caimano – Al “Caimano” Berlusconi Moretti
ha lavorato un anno e mezzo, con gli sceneggiatori Francesco Piccolo e Federica
Pontremoli – “tutti i giorni per tutto il giorno” (Piccolo). Leggendo tutti i
libri e gli scritti su Berlusconi, visionando “un’incalcolabile quantità di ore
di filmati e documenti”, riscrivendo in continuazione. Se non che, dopo tanto
lavoro, “alla fine, a sorpresa sarà proprio Nanni Moretti l’attore che interpreta
il Caimano”, fa notare Piccolo – nella scena alla Trump e l’assalto al
Congresso della Befana del 2021. Il che cambia le cose, dando al film, una
sorta di comizio e quasi di propaganda, un senso ambiguo – “Nanni Moretti lo
chiamava «il cortocircuito»”: Moretti, che dentro e fuori del film era
l’antiberlusconismo, fa in realtà il Berlusconi.
Céline – “È l’unico scrittore che sia
stato capace di nominare l’enormità della guerra”, Roberto Calasso,
“L’ossessione perversa di Pound e Céline”, (“Corriere della sera”, 30 dicembre
1975), benché antisemita, collaborazionista, hitleriano e tutto: “Dalla parte
dei buoni nessuno ha trovato la parola”.
Croce – I saggi del “compagno Croce”,
così l’“Avanti!” presentava nel 1900 la raccolta di studi marxisti del
filosofo, “Materialismo storico ed economia marxista”. Quattro anni prima, per
la nascita del giornale, organo del partito Socialista, fondato appena nel
1892, Croce aveva sottoscritto mille lire, somma allora ragguardevole. Erano
gli anni in cui intensificava i suoi studi sul marxismo, in corrispondenza con Labriola,
entrambi in difficoltà per il reperimento dei testi. Introvabili, si lamentavano
vicendevolmente, anche in Inghilterra, e a Vienna, se non in “colpi di mercato”
fortuiti.
La sottoscrizione per l’“Avanti!” pesò
negativamente sulla nomina di Croce a senatore, su proposta di Giustino
Fortunato, da parte di Giolitti, al suo terzo governo, 1906-1909: le
informazioni d’ufficio fornite dai Carabinieri menzionavano anche la
sottoscrizione all’“Avanti!”, e Giolitti si scusò con Fortunato di non poter
procedere alla nomina – Croce fu fatto senatore dal governo successivo, di
Luigi Luzzatti, il banchiere delle Popolari.
Malaparte – Quando Maria
Antonietta Macciocchi, neo direttrice di “Vie Nuove”, lo incaricò di una serie
di corrispondenze dalla Cina, per la quale gli procurava (il Pci procurava a Malaparte) il visto, a fine ottobre 1956, la redazione si oppose, con
le dimissioni del capo servizio di politica interna, del redattore capo Saverio
Tutino, e del grafico Albe Steiner. Alla protesta della redazione si aggiunse a
dicembre una lettera a Togliatti firmata, fra i tanti, da Calvino, Moravia,
Natalia Ginzburg, Ada Gobetti, Paolo Spriano. La lettera chiedeva di cestinare
gli articoli del “fascista Malaparte”. Che già era partito, e li aveva scritti:
verranno pubblicati postumi in volume.
Opinione pubblica – Ancora nel 2013,
meno di dieci anni fa, in “Il desiderio di essere come TUTTI”, premio Strega,
Francesco Piccolo raccontava che due articoli di giornale gli avevano cambiato
la vita. Uno, che si portava sempre dietro nel portafogli, ingiallito e
sbrecciato, di Rosellina Balbi su “la Repubblica” di “molti anni prima”
(1984?), “Vecchie carte da gioco”, gli spiegava, semplice dopotutto, la
“distinzione da fare” tra “l’eguaglianza e il diritto all’eguaglianza” - “la
prima non esiste (per fortuna): ciascuno di noi deve fare la sua corsa”, mentre
è necessaria e va imposta “la parità delle condizioni di partenza”. L’altro era
– vecchio ricordo d’infanzia? Piccolo aveva allora dieci anni – una rubrica
della posta che Goffredo Parise teneva nel 1974, una settimana sì e una non (si
alternava con Natalia Ginzburg), sul “Corriere della sera”. Era una risposta
elaborata, anche risentita, che Parise dava compaesano Framarin, che dal parco
del Gran Paradiso cui sovrintendeva, gli proponeva la solita mozione dei “belli-e-buoni”
della Repubblica: “Spenda qualche parola per queste montagne”, per le Prealpi
vicentine. Parise rispondeva che non intendeva andare contro “la forza delle
cose”, mettersi fuori dal flusso degli eventi, dal Paese così come è. Contestabile,
ma anche inevitabile.
Su che ritagli di giornale oggi
mediteremmo? La sparizione dell’opinione pubblica è improvvisa e recente, con i
social?
Provincialismo – Nell’intervista-battibecco
di Manlio Cancogni con Pasolini, su “La Fiera Letteraria”, 14 dicembre 1967, “Se
nasci in un piccolo Paese sei fregato” (ora in “Interviste corsare”),
l’intervistatore, bolognese, del 1916, che visse molto fuori, in America e altrove,
taglia corto sula geremiade del provincialismo italiano – cui Pasolini
condannava cioè l’Italia e gli italiani: “Non è vero che prima della guerra si
vivesse all’oscuro di quel che accadeva fuori…. Tutti i miei amici a vent’anni
avevano già letto Joyce, Lawrence, Proust, Kafka, Freud, Eliot, Eluard, Rilke,
Trakl, Heidegger, Jaspers, etc. Tale e quale come ora. Forse con maggiore
serietà”.
Ucraina – In letteratura è tutta di
scrittori noti come russi, che scrivono in russo, e si identificano come russi:
Gogol, specie nei racconti delle “Veglie alla fattoria presso Didan’ka”,
Bulgakov, “La guardia bianca”, Isaac Babel, “L’armata a cavallo”, Sklovsky di
passaggio in più testi, la scrittrice francese Irène Némirovsky, nata a Kiev,
che della famiglia (la madre, il padre, le conoscenze), materia di molti suoi racconti
scritti a Parigi, ha solo riferimenti russi, Vasilij Grossman.
Umorismo – Pasolini lo vuole “borghese” –
una dei tenti borghesismi che lo tormentavano. A Cancogni sulla “Fiera
Letteraria” a fine 1967 spiega che anche il “senso umoristico” è “un tipico
carattere della borghesia”: “Parlo dell’epoca moderna, dall’Ariosto in poi. L’umorismo
è un atteggiamento della classe al potere. Quali sono i caratteri
dell’umorismo? Il senso di colpa e la riduttività. Ora, il borghese si sente in
colpa (perché detiene il potere) e tende a stare in ciabatte. È un uomo
pratico. L’umorismo è un atteggiamento di difesa di chi ha una visione
rimpicciolita, quotidiana, del la vita”.
Wilderness – Fa parte della formazione
dell’autore americano – insieme con i mestieri. Il mito del selvaggio, della
vita al naturale: “Nessun uomo dovrebbe vivere senza avere sperimentato almeno
una volta la sana anche se noiosa solitudine della wilderness, scoprire
di dover dipendere da se stessi e per questo tirar fuori la vera forza
interiore” – Jack Kerouac, “Viaggiatore
solitario”.
letterautore@antiit.eu
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