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L’Italia riservata, di Mani Pulite
Non una delle tante “memorie di un superministro
della Prima Repubblica”, come da sottotitolo. E nemmeno fantapolitica, come era
di moda a fine Novecento – “Berlinguer e il Professore”, etc.. No, sono memorie di uno informato e, a
distanza, bene informato, non il solito chiacchierone. Uno che capisce anche,
oltre che sapere. Sarebbe, sarebbe stato, il più opportuno contraltare alle
celebrazioni di Mani Pulite per il quarantennale.
Fa impressione, a distanza di tempo, per la nettezza
dei fatti riferiti, e delle spiegazioni, in ogni circostanza. E per il fatto che,
a distanza di tempo, non ci sono tentativi di storicizzare l’abbattimento della
politica, di nessun tipo, a parte le polemiche: gli atti, i media, le statistiche
giudiziarie, le “irritualità”, le “dichiarazioni”, la corruzione dei magistrati,
perfino pubblica, nessun lavoro di scavo, nemmeno tentato.
Al “Geronimo” basta (191-192) il richiamo alla
confidenza avuta dal ministro dell’Interno Scotti, a cui i servizi segreti,
allora Sisde, confidano che a fine maggio 1992 due
camion carichi sono usciti di notte da Botteghe Oscure, allora la sede del Pci,
e sono scomparsi nel nulla, in direzioni diverse. “Geronimo” collega il fatto
all’incontro che Giovanni Falcone avrebbe dovuto avere col Procuratore speciale
russo Stepankov, se non fosse saltato in aria a Capaci, il 23 dello stesso
mese. Stepankov era incaricato di recuperare i crediti del Pcus, il partito
Comunista sovietico, nei paesi occidentali, e aveva chiesto la collaborazione
di Falcone per sapere come orientarsi.
O la premonizione, straordinaria nella primavera
del 1982, del capo dei servizi, generale Ramponi: “O la Dc e il Psi si
rinnovano, oppure sono destinati a morire”. Da quale Dio?
Geronimo (Paolo Cirino Pomicino), Strettamente
riservato
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