L’Unione del niente
Non si chiama più mercato comune, si chiama Unione Europea, ma è solo un mercato comune. Il resto è tutto forma e apparato: consigli, conferenze, parlamenti. Ognuno fa per sé, tira la coperta Europa per i suoi interessi, e per il resto fa a modo e interesse suo.
Allargandosi senza limiti, ora anche alla Moldavia e alla Georgia, l’Europa è sempre meno un luogo unitario, una federazione di fatto se non di diritto, e sempre più soltanto una comunità commerciale, di libera circolazione di merci e persone: conviene fare parte del grande spazio economico europeo, di un mercato grande, piuttosto che di uno piccolo. E nemmeno quello forse è un titolo determinante, se la Gan Bretagna ha trovato più conveniente uscirne.
Nessuna decisione politica è possibile, stante il potere di veto di ogni singolo membro. Il nucleo originario, di europeisti convinti, in Francia, Germana, Italia e Benelux, non conta più, o non ha idee o voglia. L’Italia ha perso idee, potere e smalto. L’asse Francia-Germania ha fatto bene fino alla creazione dell’euro, poi non più – specialmente inetto nella gestione Merkel, della crisi bancaria quindici anni fa, e dell’Ucraina della “rivoluzione” del 2014. L’Europa à al di sotto di qualsiasi evento, come ora la guerra della Russia all’Ucraina: non sa farsi valere né militarmente né politicamente, agitando le sanzioni economiche come fosse un’arma, mentre sono in larga misura a suo proprio danno.
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